tag:blogger.com,1999:blog-40585045484627364812024-03-20T10:42:17.540+01:00Quello che i padri non diconoGiuliano Pompeohttp://www.blogger.com/profile/03244681736673887123noreply@blogger.comBlogger52125tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-14364061831148910112018-05-15T11:49:00.000+02:002018-05-15T11:52:03.377+02:00Il Padre<h2>
Il Padre - da "lessico familiare" di Massimo Recalcati</h2>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Diversi spunti di riflessione per tutti i papà...E negli ultimi 5 minuti anche un bel suggerimento per le mamme. Sono 45 minuti spesi bene...Buona visione!</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div>
<a href="https://vimeo.com/269824721">Il padre - da "lessico familiare" di Massimo Recalcati</a> from <a href="https://vimeo.com/user18455027">ultimobyte</a> on <a href="https://vimeo.com/">Vimeo</a>.<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-57515412695267362372015-02-23T15:33:00.000+01:002015-02-23T15:33:32.445+01:00L'educazione dei figli<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT0FLw4gtjf3bEyzB0X9Z03wNugNNI3KRDH5de7CznzJXFnPKMpg2WUWI3J1vzlHbPTbpOBfzfOZG0wJCQTtS2bR2IWTwIxTYxURqbE87kzmXOsylgomBOi5mZoqd_yb14-HeiKAw8hKs/s1600/s_ambrogio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT0FLw4gtjf3bEyzB0X9Z03wNugNNI3KRDH5de7CznzJXFnPKMpg2WUWI3J1vzlHbPTbpOBfzfOZG0wJCQTtS2bR2IWTwIxTYxURqbE87kzmXOsylgomBOi5mZoqd_yb14-HeiKAw8hKs/s1600/s_ambrogio.jpg" height="200" width="130" /></a></div>
<br />
L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario<br />
<br />
Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna. Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro; siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.<br />
<br />
Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande, non siate voi la zavorra che impedisce di volare.
Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è insopportabile una vita vissuta per niente.<br />
<br />
Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e la stima che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere.
E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato; e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.<br />
<br />
I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
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<div align="right" class="Default" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-size: 14.5pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-style: italic;">S.
Ambrogio</span><span style="mso-bidi-font-style: italic;"> -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>IV secolo dopo Cristo</span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-30359861202577459932015-02-17T16:11:00.000+01:002015-02-17T16:27:20.085+01:00La fatica del genitore (di Franco Nembrini)<br />
<div style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;">
<img class="img-responsive" src="http://www.lacrocequotidiano.it/assets/img-articoli/274/xnembrini.jpg.pagespeed.ic.BVVuodevFd.jpg" height="320" width="232" /></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>Riprendo da "LA CROCE Quotidiano" del’17/2/2015 un articolo
scritto da Franco Nembrini. Resto a disposizione per l’immediata
rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a
qualcuno degli aventi diritto.</i></span><br />
<br />
<div id="corpo-articolo">
Da parte dell’adulto l’educazione comporta sempre un rischio, comporta
sempre una misteriosità, un’imprevedibilità, l’impossibilità di dare
alcunché per scontato. Il rischio è necessario alla libertà dell’altro, e
scommettere tutto sulla libertà è la cosa più difficile e più
terribile.
Per questo sentiamo come scorciatoia la regola, se riesco a
imporre a mio figlio il rispetto della legge penso di aver svolto il mio
compito di educatore; e invece ne ho fatto un burattino, o un
inadeguato, uno che osserva le regole ma non ha un criterio suo di
libertà, una convinzione sua: lo hai tirato su come un burattino, uno
schiavo.<br />
Quella delle regole è un tema diffusissimo che ritrovo spesso
nelle le domande che mi sottopongono i genitori. Io vi invito solo a
riflettere su questo: Gesù nel Vangelo dice due cose. Quando parla della
legge dice che Lui è venuto a liberarci dalla schiavitù della legge e
quando poi gli chiedono qual è la regola d’oro della vita,
apparentemente in modo banale dice che è l’amore: “Ama Dio”. Cioè
“Abbiate un ideale grande nella vita, imparate a riconoscere la
grandezza della vostra vita e della vostra persona, che è quella
infinita che vi ha dato Dio. Riconoscete questa dipendenza da Dio come
dono che vi costituisce, perciò siategli grati e riconoscenti, amate Dio
e amate il prossimo come voi stessi”.<br />
Non si può pensare che la vita dell’uomo, così legata al tempo
e allo spazio, non abbia bisogno leggi e regole. Viviamo dentro alle
leggi. Pensiamo alle leggi fisiche: uno non può permettersi di saltare
da cinque metri, perché c’è una legge che si chiama gravitazione per cui
quando arrivi giù ti spacchi la faccia. <br />
Viviamo soggetti alla legge; ma la regola deve essere
strumento e mai scopo. Noi ci mettiamo una buona intenzione che diamo
per scontata, e cioè che vogliamo bene ai nostri figli; dopo di che lo
scopo della vita diventa che rispettino le regole, e questo è
inaccettabile. Se è una sostituzione, il più delle volte inconsapevole,
tra lo scopo e lo strumento, è inaccettabile, diventa una guerra di
interessi contrapposti. Lo scopo è che il figlio viva e cresca, che
venga su in tutta la sua libertà, che abbia anche la libertà di
sbagliare, perché è nello sbagliare che ci corregge e che tante volte si
prende la misura sulla realtà. <br />
<a name='more'></a><br />
La libertà è una cosa seria. Non è affatto detto che a due
genitori santi corrispondano figli santi, perché c’è di mezzo la
libertà; vale anche il contrario, per la stessa ragione. Il mistero
della libertà, è una cosa così seria che in educazione non si lavora che
per questo: per educare la libertà, per salvare la libertà. Una volta
mi trovavo a Domodossola, in una assemblea, quando si alza una mamma che
scoppia a piangere e racconta di sua figlia con un disagio
inenarrabile, una storia di devianza e di droga. Quella donna mi
chiedeva quale fosse il punto in cui doveva intervenire con la forza per
bloccarla e salvarla, cosa che riteneva parte del suo dovere di madre.
Sono rimasto interdetto da una madre che raccontava una pena infinita
per una figlia che lei vedeva consumarsi, buttarsi via; per qualche
secondo sono rimasto pensieroso, non sapevo bene cosa dirle. Dalle prime
file si alza la mano di una suora molto anziana, la quale chiede di
rispondere. Racconta di quando portò da don Luigi Giussani una donna che
le aveva posto una questione simile, cui nemmeno lei sapeva rispondere,
alla quale don Giussani aveva detto che quel punto non esiste, perché
se Dio che ha dato suo figlio per noi, se Dio, che ci ama infinitamente
di più di quanto noi possiamo immaginare, ci permette di andare
all’inferno, non ci salva per forza, allora lei non poteva fare questo
con sua figlia. Questa risposta, da quando l’ho sentita sei mesi fa, mi
accompagna come una domanda, perciò la riporto in questi termini. <br />
Occorre lavorarci su per capire che se Dio ci salvasse per forza,
contro la nostra libertà, otterrebbe dei burattini, dei gattini, dei
cagnolini, ma non degli uomini, non degli uomini liberi. Noi con i
nostri figli dobbiamo probabilmente procedere nello stesso modo.<br />
Noi dobbiamo correre questo rischio della libertà, questo
rischio terribile di cui parla la parabola del figliol prodigo, la più
grande parabola del Vangelo con a tema l’educazione. Quel Padre, che è
Dio stesso ha due figli, e il più giovane - forse quello che guardava
con più affetto, come spesso accade con il più piccolo - gli dice:
“Bravissimo papà, hai fatto tutto perfettamente, ma non me ne importa
niente, dammi la parte di beni che mi spetta che vado a spenderli con
delle prostitute: voglio buttare via la mia vita, la voglio bruciare,
voglio distruggermi”. Quel padre lo lascia andare, permette che il
figlio corra fino in fondo il rischio della sua libertà.<br />
Noi tendiamo a leggere male questa parabola perché pensiamo
subito che in fondo è finita bene perché il figlio è ritornato a casa
sano e salvo! Invece che dramma dev’essere stato! Che cosa deve aver
vissuto quel Padre! Eppure Gesù ce lo indica come modello
dell’educazione. Che cosa deve aver provato quel padre sentendosi dire
“Vado a buttar via la mia vita, voglio andare a vivere con i porci” (che
per la cultura ebraica era la cosa più infame, la più degradata, il
peggio del peggio). Quel Padre lo lascia andare. Quale reazione avremmo
noi? Quasi sempre, una di queste due: la più istintiva, ci arrabbieremmo
dicendo: “Come ti permetti, guai a te, tu non esci da questa casa!”,
scegliendo per la soluzione autoritaria, con il risultato che così il
figlio lo abbiamo già perso (e si può stare sotto lo stesso tetto
abitando a distanze siderali: il figlio è perduto lo stesso). Oppure,
quella più in voga oggi, il padre che fa l’amico del figlio, che ci
pensa su un attimo poi dice: “Vengo anch’io con te, così ti tengo
d’occhio, e poi sono giovane, ho avuto anch’io la tua età”. Così il
povero figliol prodigo si trova nella bella situazione che siccome suo
padre ha venduto tutto per seguirlo, il giorno in cui decide di tornare,
perché capisce di avere sbagliato, non sa dove tornare, si alza, e
scopre che suo padre è lì con lui. Questo ragazzo si spara, perché gli è
stata portata via ogni possibilità di ritorno, ogni possibilità di
perdono, è condannato alla disperazione più nera, senza possibilità di
tornare. Il padre è venuto meno alla sua funzione di <i>coerenza ideale</i> che lo doveva far rimanere fermo nel suo ruolo, nelle sue scelte. Il Padre del Vangelo è rimasto.<br />
Sant’Agostino scrive: “È il Verbo stesso che ti grida di
tornare; il luogo della quiete imperturbabile è dove l’amore non conosce
abbandoni”.<br />
Con tutto il dolore, con tutto lo strazio che può avere
patito, quel Padre è rimasto. Per anni potrebbe essere salito all’ultima
finestra più alta della casa a scrutare l’orizzonte, perché il Vangelo
dice che il padre lo vide da lontano tornare; e non dev’essere passata
una settimana, avrà passato anni a scrutare l’orizzonte nella disperata
attesa che il figlio ritornasse, così lo vede proprio in cima alla
collina e gli corre incontro, Lui era lì, era nella sua casa, al posto
che aveva scelto per se stesso. E l’essere lì, l’avere mantenuto la casa
sulla roccia, l’esserci del padre e della madre è la grande condizione
per cui l’educazione possa sperare in un compimento, anche di fronte
agli sbagli, ai tradimenti, ai capricci prima, poi ai grandi «no»
dell’adolescenza e della giovinezza. Per un figlio la speranza che tutto
si compia nel bene tanto atteso è che l’adulto stia, rimanga, che una
casa ci sia, che ci sia un perdono. La cosa di cui tutti abbiamo bisogno
per vivere è il perdono, è sapere che c’è un posto dove possiamo
tornare. Quel Padre ha corso il rischio; e questo non sarà risparmiato a
nessuno di noi, né insegnanti né genitori, se vogliamo essere
educatori.<br />
Benedetto XVI su questa parabola durante un Agelus in Piazza
San Pietro diceva che “solo sperimentando il perdono, riconoscendoci
amati di un amore gratuito, più grande della nostra miseria, entriamo
finalmente in un rapporto veramente filiale e libero con Dio e
soprattutto contempliamo il cuore del Padre”.<br />
C’è una possibilità di sperare del bene nella vita dei nostri
figli, un ultimo bene, se si può confidare che alla fine comunque il
male non vinca (qualsiasi “no”, qualsiasi negazione, qualsiasi
tradimento abbiano perpetrato), ed è guardando il Figlio di Dio sulla
Croce quell’uomo che ha assunto su di sé ogni dolore, ogni tradimento,
ogni ferita e li ha vinti. <br />
Ci vuole coraggio, perché l’educazione è una di quelle cose
che toccano l’intimità della vita adulta, e lasciarsi mettere in
discussione su come trattiamo i figli è difficile. E’ una questione che
si fatica a condividere anche con gli amici più intimi; però bisogna
provarci, bisogna avere il coraggio di farlo.<br />
La prossima sfida è a Roma dove con tanti amici cercheremo di
rispondere alle domande sul mistero del dolore che ferisce le nostre
vite e quelle dei nostri figli.</div>
<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
(Fonte: <a href="http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2015/02/17/societa/la-fatica-del-genitore" target="_blank">LA CROCE Quotidiano</a>)</div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-54450863262480805542015-02-04T23:37:00.000+01:002015-02-04T23:37:38.055+01:00Il buon padre<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlFoTwieW0zgzsmiVMdBAXAY0jCxtejezdYEfWelTcK1wjutL8xmtTWxXBjCQ9VUytRt8se742e7waGrMdqU1v_oYxb5MQoUDAMHfTZbcmUP16NupJZDu-uV94JOjDLnZgDAWW9GUKnWA/s1600/papa-francesco-prima-udienza09.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlFoTwieW0zgzsmiVMdBAXAY0jCxtejezdYEfWelTcK1wjutL8xmtTWxXBjCQ9VUytRt8se742e7waGrMdqU1v_oYxb5MQoUDAMHfTZbcmUP16NupJZDu-uV94JOjDLnZgDAWW9GUKnWA/s1600/papa-francesco-prima-udienza09.jpg" height="170" width="200" /></a></div>
<div style="font: 12.0px Helvetica; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
<br /></div>
</div>
"Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi. ...<br />
<div>
<br /></div>
<div>
Se dunque c’è qualcuno che può spiegare fino in fondo la preghiera del “Padre nostro”, insegnata da Gesù, questi è proprio chi vive in prima persona la paternità. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Senza la grazia che viene dal Padre che sta nei cieli, i padri perdono coraggio, e abbandonano il campo. Ma i figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno; e il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare."</div>
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<span class="Apple-style-span" style="color: #666666;">Papa Francesco - <span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', Verdana, Arial, sans-serif; font-size: 14px;">Udienza Generale del 4 febbraio 2015</span></span></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-42590834999708501302015-02-03T01:43:00.003+01:002015-02-03T01:43:42.691+01:00#iostoconipasseggini - Vinto il ricorso al TARVi ricordate la <a href="http://padrinonmammi.blogspot.it/2014/10/caro-sindaco-di-roma-iostoconipasseggini.html" target="_blank">manifestazione</a> contro l'aumento delle tariffe degli asili nido di Roma?<br />
Bene, in molti ci siamo uniti e abbiamo fatto ricorso al TAR che oggi ci ha dato ufficialmente ragione! Per quest'anno quindi niente aumenti per le famiglie!<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/apl2BTv9P4M/0.jpg" src="http://www.youtube.com/embed/apl2BTv9P4M?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-45159974867090378172014-11-18T00:07:00.005+01:002014-11-18T10:29:44.399+01:00Piu idraulici, meno bambini(di <a href="http://www.lettera43.it/autore/daddy-full_43675832.htm" target="_blank">daddy full</a>) <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAiVuoYkyB3biDzJ3KESzf01T6XiPDCKCJDGTnuA1eIpsge9c08ocsn6_TbkKEHQ-S-ITHEjTrWTWujsTFV7M_X8DH0Gn21RyhySzEz6HzzLVxNDJSGT5E7odSssA-bIEPqRuh0-P76QE/s1600/famiglia-casa-abitazione.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAiVuoYkyB3biDzJ3KESzf01T6XiPDCKCJDGTnuA1eIpsge9c08ocsn6_TbkKEHQ-S-ITHEjTrWTWujsTFV7M_X8DH0Gn21RyhySzEz6HzzLVxNDJSGT5E7odSssA-bIEPqRuh0-P76QE/s1600/famiglia-casa-abitazione.jpg" height="200" width="165" /></a></div>
<span style="font-family: inherit;">Sto guardando il volantino di una pubblicità immobiliare. Vendono
appartamenti per famiglie in una zona semicentrale. Lo stabile è di
nuova costruzione. Osservo quelle piantine più e più volte: c’è qualcosa
che non torna. Un bilocale di 85 metri quadrati è composto solo da una
sala con cucina non abitabile e una stanza da letto. Se si vuol conquistare una camera per metterci un figlio ci si deve spingere alla proposta da 135 metri quadrati.
Ma si deve avere (o programmare di avere) un figlio solo: un altro non
ci sta nemmeno col letto a castello. Se scende, rischia di sbattere
conto l’armadio in fianco. Se il figlio invita un amico, questo o dorme
sul divano o sul balcone. E parliamo di 135 metri quadrati! In compenso ci sono tre bagni<b>.</b> Uno per la coppia, uno per il possibile figlio unico, l’altro per le emergenze.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<span style="font-family: inherit;">Per curiosità ho cercato un appartamento in cui farci stare 3 figli come ne ho io<b>. </b>Non
c'è. Nei 175 metri quadrati del volantino di queste nuove case, di
figli ce ne stanno due appena, e a malapena, in due camere-loculi. Però
ci sono tre balconi. E tre bagni ovviamente. Mi sono incuriosito e ho
cercato un appartamento in uno stabile un po’ più costoso. Per trovare tre camere da letto, una per i genitori e due per i figli, devi arrivare fino a 215 metri quadrati.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">
Penso alla casa dove sono cresciuto, dove 90 metri quadrati erano
disegnati per avere tre camere, una sala, e una cucina dove potevi anche
mangiare. Non serve molto spazio, basta distribuirlo bene. Ma è il
segno dei tempi: la gente non fa più figli, gli architetti si adeguano.
Eppure è vera anche un'altra cosa, e parlo per esperienza diretta: se
in casa c’è un po’ di spazio, il desiderio di riempire le camere arriva.
Ditelo ai costruttori e agli architetti. Quando il terzo bagno prende il posto del secondo figlio, l'unico ad essere contento è l'idraulico.</span><br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #444444;">(fonte<span style="font-family: inherit;"> </span><a href="http://www.lettera43.it/blog/papa-24-7/piu-idraulici-meno-bambini_43675129620.htm" target="_blank">papà 24/7</a>) </span><b><br /></b></span></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-23655880841586890032014-11-12T12:48:00.001+01:002014-11-12T12:48:13.414+01:00La vera domanda è rischiare l'anima(di Davide Rondoni)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-iaC2x2R-TLh2nFQcMq4gDfKKzaie_B6lbahJ70IyFzuOrWMep0tHM2QW8ItblIcW0V-BQ9VDpdI74KWKKAYSKSWb1UMmrOcyEz1kO46brlvMNbpzT53Tybu7r9QOZM0N1zr2VywFVaI/s1600/domande.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-iaC2x2R-TLh2nFQcMq4gDfKKzaie_B6lbahJ70IyFzuOrWMep0tHM2QW8ItblIcW0V-BQ9VDpdI74KWKKAYSKSWb1UMmrOcyEz1kO46brlvMNbpzT53Tybu7r9QOZM0N1zr2VywFVaI/s200/domande.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
I nostri ragazzi non fanno domande, perché? Una idea ce l’ho. Ma la
devo dire piano. Spesso si sente dire che i nostri ragazzi, nelle
Università ma non solo, non fanno domande. Non fanno domande a
lezione, spesso non usano dei momenti di colloquio coi docenti. O lo
usano per avere qualche informazione. E molto spesso mi sono sentito
dire prima di fare una conferenza o una lettura di poesie a dei giovani:
«Sai, poi non fanno mai domande». Previsione sempre peraltro smentita.
Ma questa faccenda dei giovani che avrebbero smesso di fare domande mi
incuriosisce. Se i giovani smettono di fare domande, e gli adulti
smettono di essere inquietati, messi in questione dalle loro domande,
una società si isterilisce e si spacca, si divide in generazioni che non
si passano cose, ma stanno tra loro come faglie che si urtano. L’ho
sentito ripetere da docenti di diversi atenei. Anche se naturalmente non
mancano eccezioni. L’ultima volta che una brava docente universitaria
me lo ha detto, le ho domandato: «Ma ti sei chiesta perché?». La sua
faccia un po’ perplessa e l’abbozzo di risposta («forse per timore
reverenziale...») mi ha confermato che no, non ci aveva pensato su
granché.<br /><br /> Perché un giovane non fa domande all’adulto che è lì –
o almeno dovrebbe essere così – per lui, per insegnargli qualcosa? Ci
sono molte cause ambientali, diciamo così. Sicuramente, il fatto che
l’università anche italiana abbia deciso di organizzarsi secondo lo
schema 'a crediti', ha spesso reso la vita e il tempo degli studenti
secondo un ritmo 'fai e incassa' rispetto al quale ogni surplus di
interesse sembra, appunto, in più. Da questo, e da una certa riduzione
impersonale, o più esattamente, funzionale del rapporto con il docente,
visto come una specie di erogatore di servizi/crediti, il valore del
fare domande viene frustrato o non incoraggiato. Ma la mia idea è che –
al di là dei condizionamenti ambientali – ci sia sotto una questione
enorme.<br /> <br />Il fatto è che le persone smettono di fare domande
quando non si sentono (più) a rischio. Intendo dire che il genere di
domanda e di curiosità dipende dal tipo di rischio che vivi. Se l’unico
rischio che pensi di correre è quello di perdere la pensione o il
lavoro, o fosse pure il rischio di perdere qualche buona occasione,
rivolgerai domande di quel genere. Ovvero, nel caso del rapporto
docente/ragazzo nasceranno tutt’al più domande limitatamente al servizio
che il docente sta facendo, e se si possono evitare tanto meno disturbo
per tutti. Al massimo si chiede di erogare bene quel servizio.<br /> <br />Nessuna
curiosità in più o domanda di altro approfondimento, di apertura. Se
invece avverti che la vita è un rischio totale che riguarda il perdere
te stesso (l’anima, si dice) allora ogni occasione di confronto con
qualcuno di autorevole, fosse pure in un settore particolare della vita,
diviene occasione di curiosità e di scoperta. Se stai rischiando te
stesso vivendo, ogni occasione è buona per imparare a farcela. Come
Dante che nella selva oscura grida la sua domanda verso Virgilio,
chiamato «lo mio autore». Ma se non mi sento nella selva, cosa me ne
faccio di un «autore»? Di uno autorevole?<br /> <br />L’altra faccia della
medaglia, infatti, riguarda la autentica autorevolezza. Non basta avere
la targhetta 'prof' per essere avvertito autorevole da un giovane.
Occorre, come Virgilio per Dante, essere percepito come uno che ha
vissuto lo stesso rischio e che lo rivive. A nessuno che stia correndo
un rischio vero (e un giovane, per quanto confusamente vive l’età del
rischio) viene voglia di chiedere qualcosa a chi tale rischio sembra che
non sappia cosa sia. Se non ti giochi l’anima di fronte ai ragazzi che
hai di fronte, come pretendi che ti facciano vere domande? Al massimo
chiedono qualche servizio in più. Aver diminuito spaventosamente il
senso del rischio che si corre vivendo, averlo ridotto a un mero rischio
di carriera o di successo, ha diminuito la dose di domanda. Allo stesso
modo vale per la lettura: se non mi sento a rischio perché cercare
autori? La lettura non cala solo perché i libri costano o per colpa di
internet. Aver cacciato gli uomini dal grande rischio dell’anima li ha
resi meno interessati a tutto.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
(fonte: <a href="http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/LA-VERA-DOMANDA--RISCHIARE-LANIMA-.aspx" target="_blank">Avvenire</a>) </div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-92202316626884727902014-11-06T00:05:00.002+01:002014-11-06T16:54:57.050+01:00Dichiaratevi adulti<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Adulto: participio passato del verbo "adolescere"... colui che ha smesso di crescere<br />
<br />
<br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/Mm7gXnf6fQ4" width="480"></iframe>Giuliano Pompeohttp://www.blogger.com/profile/03244681736673887123noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-87866014974882774352014-11-02T23:58:00.000+01:002014-11-03T14:59:39.089+01:002 novembre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTldXrUo9eY-6SgapJ4vPZaW-ix_W2uLk8n-pE85yllFOxk3vBwK8Pccc66CEH_LDdtXhEG2kxL7WmPfOzC6ksRond6pBM2wyGb2oXWE27ieefbTmTVaJv_Mv8YghLus7h13x02_e-QF4/s1600/2novembre-fiori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTldXrUo9eY-6SgapJ4vPZaW-ix_W2uLk8n-pE85yllFOxk3vBwK8Pccc66CEH_LDdtXhEG2kxL7WmPfOzC6ksRond6pBM2wyGb2oXWE27ieefbTmTVaJv_Mv8YghLus7h13x02_e-QF4/s1600/2novembre-fiori.jpg" height="133" width="200" /></a></div>
<br />
Oggi ho portato i miei quattro figli al cimitero del Verano per far visita alla tomba di mio padre. Era la prima volta che venivamo tutti insieme, ed è stato molto bello. C'era tanta gente, tante persone che sono venute a salutare i loro cari defunti. C'erano però anche diverse tombe lasciate senza un fiore, senza un ricordo. Una di queste si trova prorpio di fronte alla tomba di mio padre...E' di una bambina morta lo stesso giorno in cui è nata. La tomba, così abbandonata, ha colpito i miei figli ma ancor di più chiaramente li ha colpiti il fatto che quella bambina (Isabella è il suo nome) sia vissuta così poco. Ci siamo detti che alla prossima visita per il nonno porteremo dei fiori anche per lei...<br />
<br />
"<i>Portare un fiore su un a tomba è un segno di speranza e di fede: ponendolo sulla terra o sulla pietra diciamo che nel nostro cuore c'è la certezza, la fiducia o almeno il desiderio che quella pietra o quella nuda terra, come il deserto quando viene la pioggia o come i campi dopo un gelido inverno, tornino a fiorire, restituendoci la vita di chi ci è caro.</i><br />
<br />
<i>I cristiani sanno che questo è vero perchè Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, ha condiviso l'esperienza della morte con ogni uomo ma, con la forza dello spirito Santo, ha vinto la morte nella risurrezione e ha aperto a ogni uomo e a ogni donna il passaggio da questa esistenza terrena alla pienezza di vita eterna.</i><br />
<br />
<i>Fermati un istante sulla tomba dei tuoi cari e condividi con loro e per loro un istante di preghiera. Condividilo anche con la tua famiglia, con i filgi e i nipoti, perchè non serve occultare la morte e le domande che essa ci pone, ma è opportuno aprire il nostro cuore alla grazia di Dio che dona consolazione e fiducia</i>"<br />
<br />
<br />Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-15448994416462541852014-10-30T09:43:00.000+01:002014-10-30T11:37:48.274+01:0015 cose che ogni papà con delle figlie dovrebbe sapere<i>Riportiamo un articolo di Justin Ricklefs uscito qualche mese fa sull' <a href="http://www.huffingtonpost.com/justin-ricklefs/15-things-all-dads-of-daughters-should-know_b_5914680.html" target="_blank">Huffington Post </a>che mi ah molto colpito visto la situazione analoga in cui mi trovo :-P</i><br />
<i>Justin è un papà di 5 figli di cui ben 4 femmine! In questo articolo fa un elenco di diversi comportamenti che ogni papà dovrebbe avere con le prorprie figlie... Il punto 4 e il punto 12 sono i più belli ma anche gli altri meritano un'attenta lettura!</i><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<i><img alt="2014-10-03-IMG_8680.jpeg" height="320" src="http://images.huffingtonpost.com/2014-10-03-IMG_8680.jpeg" width="320" /> </i></div>
<br />
"Sarà tosta per te quando diventeranno adolescenti". "Ciccio, sei
circondato dalle donne". "Che cos'hai fatto di male per meritartelo?".<br />
Facendo
da papà a quattro figlie (abbiamo anche un figlio maschio), sento roba
del genere quasi ogni giorno. E francamente sono io a compatire la gente
che la pensa così. <br />
Avere delle figlie è una delle gioie più
grandi che io possa immaginare. In casa abbiamo un modo di dire: "Oggi
ti voglio più bene di ieri". Crescere delle ragazze è un privilegio, non
un peso. <br />
Non è che tutto mi sia chiaro, ma ci sono quindici cose
che ho certamente imparato durante questi ultimi undici anni, crescendo
le mie ragazze.<br />
<br />
1.<b>Vuole essere amata</b>. Più di
quanto desideri la roba che le puoi comprare, o le cose che le puoi
insegnare, vuole essere amata da te. Nessun altri sulla terra potrà mai
assumere il tuo ruolo di papà. Tua figlia ti deluderà, farà dei grandi
errori, e forse, per qualche ragione, finirà perfino col voltarti le
spalle, ma non lasciare mai che dubiti del tuo amore per lei. Guardala
negli occhi e dille che le vuoi bene. Spesso.<br />
<br />
2. <b>Influenzerai la sua futura scelta di un partner</b>.
Sì, è un pensiero spaventoso, ma il genere di uomo che sei avrà un
impatto diretto sulla persona che un giorno deciderà di sposare. Per
anni e anni, la nostra terza figlia mi ha pregato di sposarla una volta
che fosse diventata adulta. Le ho dovuto spiegare che ero già sposato
con la sua fantastica madre. Se fai bene il tuo lavoro, vorrà sposare
qualcuno come te, un giorno.<br />
<br />
3.<b> Ascolta la sua musica</b>. Quando le mie ragazze sono in auto con me, ci puoi incrociare mentre ci mettiamo a cantare ascoltando su <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pandora_Internet_Radio" target="_hplink">Pandora</a>
la musica di Taylor Swift, One Direction, Cody Simpson, Kidz Bop Radio,
Katy Perry, insomma avete capito. Non proprio il genere di canali radio
che ascolterei per conto mio (con una sola eccezione - adoro Taylor
Swift), ma se entusiasma loro, entusiasma anche me.<br />
<br />
4.<b> Lei osserva come tratti sua madre</b>.
Di tutta questa lista, se devi salvare un solo punto, fai che sia
questo. Una delle cose migliori che potete fare per vostra figlia è
amare e rispettare sua madre. È facile essere concentrati sui propri
figli. Passare da una delle loro attività all'altra. Ma lotta per il tuo
matrimonio, e fanne una priorità. Le stagioni della vita in cui perdo
di vista il mio rapporto con Brooke (mia moglie) sono le stesse in cui i
nostri figli hanno più problemi. Non penso che sia una coincidenza. Ama
tua moglie, prenditi il tempo per uscire con lei, portarla in viaggio, e
mostrare ai tuoi figli che è prioritaria rispetto a loro.<br />
<br />
5.<b> Non scomparire man mano che cresce</b>.
La nostra figlia più grande ha quasi undici anni, per cui non stiamo
ancora attraversando i temuti anni dell'adolescenza, ma io dico: non mi
tirerò indietro. I papà che hanno fatto più strada di me tendono a
rimpiangere il fatto di non essere stati maggiormente coinvolti
sentimentalmente con le loro figlie adolescenti. Sarà imbarazzante per
tutti, ma mi ci tufferò. Mestruazioni, fidanzati, ascelle da radere,
Snapchat, qualunque cosa sia. Le mie ragazze non noteranno alcuna
differenza nel mio impegno quando avranno quindici anni rispetto a
quando ne avevano cinque. Non scomparire quando i loro sentimenti e i
loro corpi iniziano a cambiare.<br />
<br />
6. <b>Insegnale come fare i push-up</b>.
Nessuno mi scambierebbe per Billy Blanks, ma in famiglia la salute e il
benessere li prendiamo sul serio. Le mie ragazze non sono delle
mammolette. Sanno come fare dei veri push-up. Fanno sport come si deve.
Ritengono che "tiri come una ragazza" sia un complimento, non un
insulto. Ci si mettono. E più delle loro doti fisiche, le stiamo
crescendo mentalmente resistenti. Come la mamma. In un mondo in cui la
femminilità si associa fin troppo spesso ad abiti da principessina e
fiabe, le mie ragazze sono belle toste.<br />
<br />
7. <b>Crea i tuoi ricordi</b>.
Un amico una volta mi ha detto che il mio lavoro è quello di Mastro dei
Ricordi di casa. È un po' morboso, ma su questa terra mi restano fra i
50 e i 60 anni al massimo. E non è tanto tempo, per cui mi impegnerò a
documentare quanti più ricordi possibile in compagnie delle mie ragazze.
Celebriamo momenti importanti come il <a href="http://www.justinricklefs.com/decade-fathering-kamden/" target="_hplink">viaggio per i dieci anni</a>,
ma prendiamo sul serio anche le piccole cose. Le serate di famiglia al
cinema il venerdì sera. Le grandi colazioni del sabato mattina. Le
passeggiate dopo la chiesa. Non necessariamente qualcosa di costoso o
impegnativo, ma con un senso. Riempi il diario emotivo di tua figlia di
suoi ricordi in compagnia del padre.<br />
<br />
8. <b>Insegnale che non tutto la riguarda</b>.
Qualcosa di stupefacente accade quando finalmente capiamo che
l'universo non gira intorno a noi. Non ne stiamo modellando uno perfetto
per le nostre ragazze, ma stiamo cercando di mostrare loro che la vita
migliore è quella in cui ci doniamo. Per servire gli altri. Per arrivare
ultimi. Per non avere sempre ragione.<br />
<br />
9. <b>Fatti vedere nei suoi momenti importanti</b>.
Come papà di figlie piccole, molti di noi si ritrovano
contemporaneamente impegnati nelle proprie rispettive carriere. Ragion
per cui non è possibile farlo ogni volta, ma fai almeno lo sforzo di
esserci. Anche se non è il tuo momento preferito. Odio quella pubblicità
del padre che si guarda la partita sul cellulare durante il saggio di
danza della figlia. Amo seguire una partita di football quanto chiunque
altro, ma batti le mani per il saggio di tua figlia tanto quanto lo
faresti sul divano guardando lo sport.<br />
<br />
10.<b> La vicinanza non è presenza</b>.
Lo dimentico spesso, ne sono colpevole. Il fatto di esserci non
significa che tu sia veramente lì. Soprattutto in un'epoca di costanti
flussi d'informazione e intrattenimento. Spegni il tuo cellulare quando
torni a casa dal lavoro. O almeno lascialo in un'altra stanza. A tua
figlia non potrebbe importare di meno del tuo feed di Twitter, delle tue
mail, del fantacalcio, o dei tuoi messaggi di gruppo. Ciò che le
importa è trascorrere il tempo con te. Giocare con te. Stare con te.<br />
<br />
11. <b>Pettinala e dalle lo smalto</b>.
È Brooke a farlo il 99 per cento delle volte, ma alle mie ragazze
ricordo sempre che papà è in grado di fare una coda di cavallo che
levati. E posso dar loro lo smalto come solo un campione sa fare.
Diamine, a volte loro hanno dato lo smalto alle mie. Mostrale che un
uomo sa essere gentile.<br />
<br />
12. <b>Esci con lei</b>. Vorrei
poter dire che lo faccio regolarmente, ma anche solo ogni qualche mese è
meglio che mai. Uscire con tua figlia è d'importanza critica per
mostrarle come un uomo dovrebbe trattare una donna. Chiamatemi vecchio
stile, ma quando esco con le mie ragazze apro loro le porte, pago il
conto, le guardo negli occhi e le faccio sentire preziose. Che non vuol
dire spendere tanti soldi. Un giro dell'isolato. Una breve pedalata. Una
capatina dal gelataio. Niente di necessariamente lussuoso, ma ancora,
dev'essere carico di senso.<br />
<br />
13. <b>Il suo cuore è più bello del suo aspetto</b>.
Sai, papà? Dire a tua figlia che ciò che le farà fare strada nella vita
è quel che ha dentro, e ripeterglielo milioni di volte, è il tuo
lavoro. In casa parliamo di cuore, ma può essere la sua forza d'animo,
la sua autostima, la sua essenza. Crescere delle ragazze in questo mondo
incentrato sulla sensualità non è facile, ma non dovranno accontentarsi
della convinzione che essere carine significhi infilarsi in una taglia
0, oppure mettere in mostra ogni centimetro della loro pelle quando
entrano in una stanza.<br />
<br />
14. <b>Non fare una piega</b>. Kenny Chesney aveva ragione (https://www.youtube.com/watch?v=4f0p5KqdU9U). Ti chiama papà. Goditi il ruolo -- passa in fretta.<br />
<br />
15. <b>Mi potrai mai perdonare?</b>.
Dimentico i punti dall'1 al 14 più di quanto non mi piacerebbe
ammettere. Faccio del mio meglio. E anche tu. Ma quando sbaglio, quando
ferisco i suoi sentimenti, e quando i miei intenti risultano migliori
delle mie azioni, sto imparando a chiederle perdono. Non delle semplici
scuse, ma una sincera richiesta di perdono. Un papà modello è colui che
scende al suo livello e ammette che non ha sempre tutto sotto controllo.
E lei ti perdonerà per questo. <br />
Papà, il vostro ruolo è prezioso. Amate le vostre figlie al meglio.Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-27526842228562909702014-10-10T01:46:00.000+02:002014-10-10T13:14:20.782+02:00Caro Sindaco di Roma #iostoconipasseggini<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg424ms2D3HMbkHhQQICkd0AgFL8iLDKzcH1UlpPH2k3P4C6w2CD3hukpWVUD9DUHCifHVJnpCYvXJYHXn3cV4i5-1nG5pxcX9R3OyjE6Pfo4U3rPszz3RwaSB7x_3t8Kl52kVjGHoL25k/s1600/lomob.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg424ms2D3HMbkHhQQICkd0AgFL8iLDKzcH1UlpPH2k3P4C6w2CD3hukpWVUD9DUHCifHVJnpCYvXJYHXn3cV4i5-1nG5pxcX9R3OyjE6Pfo4U3rPszz3RwaSB7x_3t8Kl52kVjGHoL25k/s1600/lomob.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
Sabato scorso (4 ottobre 2014) a Roma insieme a centinaia di persone ho manifestato contro l'<b>aumento delle tarffe degli asili nido</b> ma soprattuto contro l'<b>eliminazione dell'esenzione del terzo figlio</b>. E si, perchè io che ho la mia quarta figlia all'asilo, grazie a una delibera approvata questa estate dal Consiglio Comunale (a iscrizioni concluse), mi sono visto una rata che da 0 euro è passata a 140 euro al mese...1400 euro l'anno che in una famiglia monoreddito di 6 persone con mutuo da pagare è veramente una mazzata!<br />
<br />
Vedere Piazza del Campidoglio invasa da tutti quei passeggini (ne sono stati contati 1003!) è stata veramente un'immagine d'effetto! <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNEYV-LbACBjl5hKn7HRcLDN6tkpMoIQlfUVpIk-2jvdToHWCxMY5koiO_j_Z5a_y9krk2H47nlqf-KZRSaGAoeKJ1YvtLx9C7jnw6xBgmhTgV2pqi1XyvckuVOf1UXcYjn-hQefEqChc/s1600/1003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNEYV-LbACBjl5hKn7HRcLDN6tkpMoIQlfUVpIk-2jvdToHWCxMY5koiO_j_Z5a_y9krk2H47nlqf-KZRSaGAoeKJ1YvtLx9C7jnw6xBgmhTgV2pqi1XyvckuVOf1UXcYjn-hQefEqChc/s1600/1003.jpg" height="133" width="200" /></a></div>
Perchè i passeggini vuoti? Per dare un'idea di ciò incontro a cui stiamo andando...Una città senza bambini e quindi senza futuro. La scelta del sindaco Marino e della maggioranza della giunta comunale va a sottolineare la completa inesistenza di politiche familiari in cui ci troviamo. <br />
Caro sindaco Marino...Ma tu lo conosci l'articolo 31? No Ignazio [Marino n.d.t.] non parlo del gruppo rap...Parlo di quello che dice la nostra Costituzione:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="color: black;">La Repubblica agevola con
misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e
l'adempimento dei compiti relativi, <b>con particolare riguardo alle
famiglie numerose</b>. </span><span style="color: black;">
</span>Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.</i></blockquote>
E quindi? Tu che fai? Togli l'agevolazione per il terzo figlio? L'hai fatta grossa! E poi scusa...Tu non sei un sindaco di Sinistra? Ma la Sinistra non dovrebbe tutelare le fasce deboli?<br />
Sconcertante caro Sindaco...Sconcertante la faccia tosta che hai avuto durante l'intervista delle Iene del 1° ottobre (vedi qui: <span id="shorturlForCopy"><a href="http://mdst.it/03v485574/" target="_blank">http://mdst.it/03v485574/</a>)...</span><span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".k.1:3:1:$comment714073388648147_714223411966478:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".k.1:3:1:$comment714073388648147_714223411966478:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".k.1:3:1:$comment714073388648147_714223411966478:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">Imbattibile
l'affermazione: "...<i>non abbiamo aumentato le tariffe ai Rolling Stones
perché siamo un'amministrazione seria, che non aumenta in corsa le
tariffe!</i> ". Ah si? Ai Rolling Stones no e alle famiglie si?</span></span></span><br />
<span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".k.1:3:1:$comment714073388648147_714223411966478:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".k.1:3:1:$comment714073388648147_714223411966478:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".k.1:3:1:$comment714073388648147_714223411966478:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">Diciamoci la verità caro Sindaco...Questa cosa l'hai prorpio toppata! </span></span></span><br />
<i> </i>
<br />
<div style="background-color: transparent; border: medium none; color: black; overflow: hidden; text-align: left; text-decoration: none;">
<br /></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-71378288373228028382014-10-04T01:21:00.002+02:002015-02-17T16:25:12.122+01:00Ho visto educare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI6CHo2KDCnB4NR6hlWfBwDvGDe7Ye7ZpIG8z_WlHgsKTzjxYiwjjm1ReJF7kT2RCq80GsBAsZ6tXkyX0UCj3mpdQiBQmV7JxoMBj6pFYExcNA5TTshiC34SkTad0ZfJ2tIZ5nmndQgd8/s1600/Schermata+2014-10-04+a+01.19.30.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI6CHo2KDCnB4NR6hlWfBwDvGDe7Ye7ZpIG8z_WlHgsKTzjxYiwjjm1ReJF7kT2RCq80GsBAsZ6tXkyX0UCj3mpdQiBQmV7JxoMBj6pFYExcNA5TTshiC34SkTad0ZfJ2tIZ5nmndQgd8/s1600/Schermata+2014-10-04+a+01.19.30.png" height="106" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
Erano mesi che volevo scrivere questo post e stasera mi sono deciso. E si, perchè quando incontri qualcuno veramente forte non puoi tenertelo per te! </div>
<div style="text-align: left;">
Lo scorso Natale mio suocero Gioacchino mi regala questo libro: "<a href="http://www.amazon.it/dp/8881555395/ref=as_sl_pc_tf_lc?tag=ultimobyte-21&camp=3458&creative=23838&linkCode=as1&creativeASIN=8881555395&adid=0HQM4XY217E3DF1ZV84T&&ref-refURL=http%3A%2F%2Fpadrinonmammi.blogspot.it%2F" target="_blank">Di Padre in Figlio - Conversazioni sul rischio di educare</a>" di Franco Nembrini.</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8xj5ZBycTGswNWw09M-CzO_r_4jP2bKLN0ncJ8XNmLzRLAWzi7RgJ6whdJZhuM1wPIqJQGGyh1qZ3D6p0RrChtLkvxpyID2UgRZ98e_ytpjrcuB6xI5kZIXLuI3my9Pt9TST7BfK2YmA/s1600/559970577.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8xj5ZBycTGswNWw09M-CzO_r_4jP2bKLN0ncJ8XNmLzRLAWzi7RgJ6whdJZhuM1wPIqJQGGyh1qZ3D6p0RrChtLkvxpyID2UgRZ98e_ytpjrcuB6xI5kZIXLuI3my9Pt9TST7BfK2YmA/s1600/559970577.jpg" height="200" width="143" /></a></div>
Il nome dell'autore mi era già noto poichè avevo letto di lui da qualche parte in merito a degli incontri fantastici fatti in giro per l'Italia leggendo e spiegando Dante a giovani e adulti.<br />
Inizialmente pensavo fosse un pistolotto su come devi educare un fglio, cosa dirgli, come dirglielo e così via. Ma poi ho cominciato a leggerlo...e mi si è aperta una prospettiva sull'educzione che ha messo in evidenza una verità che sicuramnte avevo dentro ma che Nembrini ha chiarito magnificamente...<br />
<br />
<i>"Io stavo correggendo i temi e mi ricordo che, a un certo punto, mi
sono accorto che c’era lì mio figlio, avrà avuto 4 o 5 anni. Non lo
avevo sentito arrivare: era arrivato e stava lì tranquillo ad osservare
suo padre al lavoro. In quello sguardo, quel giorno, mi è sembrato di
capire, di colpo, che cosa fosse l’educazione. …era lì e mi guardava…ho
letto in quello sguardo una domanda radicale, come se mio figlio mi
dicesse: ”Papà, assicurami che vale la pena venire al mondo. Dimmi
qual’è la speranza che tu hai, perché ti alzi al mattino e vai a letto
la sera. Perchè la fatica del vivere, la morte, il dolore, la fedeltà,
il sacrificio? Qual’è la ragione vera? Accompagnami a questo: è l’unica
cosa che ti chiedo."</i><br />
<br />
Cavolo che domandona! Un bambino che ti chiede una cosa del genere ti spiazza!<br />
I nostri figli dal primo giorno di vita ci guardano! Sono curiosi, guardano incessantemente le cose che accadono. Inconsapevolmente prima e consapevolmente dopo si guardano intorno e sopratutto guardano noi, continuamente...E in questo modo apprendono!<br />
<br />
I nostri figli - dice Nembrini - sono sintonizzati direttamente sul nostro cuore, ascoltano quello che siamo, non quello che diciamo, quindi quella che chiamiamo "Emergenza Educativa" più che loro riguarda prorpio noi (genitori o educatori in genere)!<br />
<br />
Nostro figlio ci chiede se vale la pena di vivere, ci chiede se siamo felici che lui c'è, non di com'è. Per trasmettere questo non servono tanto le parole intese soprattutto come prediche raccomandazioni e cose simili che spesso, invece di dare i risultati sperati, rischiano di avere l'effetto opposto.<br />
Ciò che serve veramente nell'educazione è la testimonianza di un bene grande da far vedere!<br />
<br />
Grazie Franco!<br />
<br />
<br />
<i><b>Nota Bene x chi è di Roma</b>!</i><br />
<i>Dopo gli incontri base fatti a settembre da Nembrini dall'11 Ottobre presso il teatro Orione (S. Giovanni) comincia il ciclo dei tre incontri sull'educazione! Di seguito la locandina</i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguuclyZofqVwPfFqlimO0p3fLBhp-_gFJuXfWL-RwTDOl1HAMD4Ouz1otkEQnsYTPNoYJRtYbJwSRjm-QPnDoffpW88GHOBEYaAriATJ199yiPCZ7xHGjtZjHAiPZPq8xloHKnwVQqk9A/s1600/nembrini-orione.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguuclyZofqVwPfFqlimO0p3fLBhp-_gFJuXfWL-RwTDOl1HAMD4Ouz1otkEQnsYTPNoYJRtYbJwSRjm-QPnDoffpW88GHOBEYaAriATJ199yiPCZ7xHGjtZjHAiPZPq8xloHKnwVQqk9A/s1600/nembrini-orione.jpg" height="320" width="232" /></a></div>
<br />
<br />Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-78304717628401429402014-05-07T00:22:00.000+02:002014-09-11T09:05:28.622+02:00Ma il peccato è dimenticare la bellezza<div style="background-color: white; font-family: Georgia, Times, Rekha, serif; font-size: 14px; line-height: 21px; padding: 0px; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZDxbLT9pUPvE8Vp7sUXOasooJRM-U5KO0eg8xymrMlp94wKR5k4cxh3OEUwoBPFaagTOp0jMksfmYPWzESdryCF272-oqabIq7n2GesbmWECaXP5V16MWMFFK4PtsNxBtXYOjQyI0gck/s1600/ulisse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZDxbLT9pUPvE8Vp7sUXOasooJRM-U5KO0eg8xymrMlp94wKR5k4cxh3OEUwoBPFaagTOp0jMksfmYPWzESdryCF272-oqabIq7n2GesbmWECaXP5V16MWMFFK4PtsNxBtXYOjQyI0gck/s1600/ulisse.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<i>(Pubblichiamo un articolo di Alessandro d'Avenia apparso su La Stampa del 29/04/2014, a mio modo di vedere il miglior commento possibile alla "vicenda Giulio Cesare")</i></div>
<div style="background-color: white; font-family: Georgia, Times, Rekha, serif; font-size: 14px; line-height: 21px; padding: 0px; text-align: justify;">
<br /></div>
Denunciateci, cari genitori, ma non per quello che facciamo leggere ai vostri figli, ma per quello che non facciamo leggere loro. <br />
<br />
Noi insegnanti, frequentatori delle belle lettere, a volte rinunciamo alla bellezza. Per questo dovete mandarci in galera. Denunciateci perché non facciamo leggere che una vivisezione dei Promessi sposi(chi non odia quel romanzo dopo la scuola?).<br />
<br />
Denunciateci perché non facciamo leggere Dante, perché è difficile, perché tanto non lo capiscono, perché parla troppo di Dio. Denunciateci perché non facciamo leggere i classici per intero ma li facciamo a brani, come in macelleria. Denunciateci perché facciamo credere ai ragazzi che le poesie siano inutili coriandoli, e non parti di raccolte significative nella loro interezza. Denunciateci perché non facciamo leggere la letteratura straniera ma solo quella nostrana, minori compresi, piuttosto che Baudelaire, Dostoevskij, Eliot. Denunciateci perché non crediamo più alla bellezza tutta intera. Per farti amare la Venere di Botticelli te ne faccio vedere solo alcuni centimetri quadrati o ti porto di fronte al quadro? <br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Quando dico ai miei ragazzi di prima superiore di mettere da parte l’antologia di epica perché leggeremo l’Odissea per intero si disperano. Pensano sia una follia, una noia. E non è né l’uno né l’altro, perché i classici sono sì faticosi, ma sempre interessanti (e l’interesse è l’unico antidoto alla noia, e non - come molti pensano - il divertimento). Non sanno che un libro dell’Odissea si legge ad alta voce in meno di 30 minuti e che quindi per leggere i 24 di cui è composta basterebbero 12 ore. Solo 12 ore. Alla fine di quell’esperienza (sì la lettura è ex-per-ire: andarsene in giro in posti diversi uscendo dal proprio guscio), ringraziano, come dopo un bel viaggio: sono stati ad Itaca, ciascuno di loro ha dato voce ad uno o più personaggi. Tutto è diventato «vera presenza», direbbe George Steiner e l’insegnante si è concesso lusso e gusto di essere Omero-narratore. <br />
<br />
Lo stesso accade quando affronto con i ragazzi di seconda superiore la lettura integrale dell’Allegria di Ungaretti. All’inizio sono sanamente confusi, poi a poco a poco le parole li possiedono. La bellezza educa se noi gli accordiamo quella fiducia «integrale» che merita. <br />
<br />
Questo è l’unico criterio per scegliere le letture: integralità e bellezza. Il resto è antologia o ideologia. Lascia il tempo che l’interrogazione trova. <br />
<br />
Denunciateci se non scegliamo letture capaci di intercettare la maturazione di un ragazzo che troverà finalmente parole vere per dare nome - quindi possedere e vivere direbbe Eliot - ciò che di invisibile c’è nella propria vita interiore, che abbiamo il compito di far fiorire. <br />
<br />
«Tra i segnali che mi avvertono essere finita la giovinezza è l’accorgersi che la letteratura non mi interessa più veramente. Voglio dire che non apro i libri con quella viva ed ansiosa speranza di cose spirituali che, malgrado tutto, un tempo sentivo». Così scriveva Cesare Pavese nel suo diario. <br />
<br />
Denunciateci, allora, quando priviamo i vostri ragazzi dell’alimento che li affama, come non mai, nella vita: la bellezza che nutre e fa sentire abitabile il mondo, la bellezza che non ha ragioni, ma dà ragioni all’esistere e lo rende per questo sensato e non semplicemente da consumare. Denunciateci non se facciamo leggere cose brutte, ma se non facciamo leggere secondo bellezza. Se lo facessimo non ci rimarrebbe tempo per le banalità. E per le denunce. <br />
<br />
<div class="ls-articoloTesto" itemprop="articleBody" style="background-color: white; font-family: Georgia, Times, Rekha, serif; font-size: 14px; line-height: 1.5; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div style="padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
<span class="corsivo" style="font-style: italic; margin: 0px; padding: 0px;">Alessandro D’Avenia insegna italiano, latino e greco al liceo San Carlo di Milano</span></div>
</div>
</div>
Giuliano Pompeohttp://www.blogger.com/profile/03244681736673887123noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-11397167112214284392014-04-29T12:18:00.001+02:002014-09-11T09:06:48.758+02:00"Voglio la mamma"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmB1fH3ePIURRHuocE-MU8wK5bJ3GmGWZFf1wvI9QWVHqsuDsQ1pQrbQcwf5qmm3LT46ONg9AED2MvoU1pOCAm3oHHyGV-Tz8ZWQX_CS1cY45nsnYQqYbc_1-Tze5j3P8qvNCj0blRCNI/s1600/voglio-la-mamma.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmB1fH3ePIURRHuocE-MU8wK5bJ3GmGWZFf1wvI9QWVHqsuDsQ1pQrbQcwf5qmm3LT46ONg9AED2MvoU1pOCAm3oHHyGV-Tz8ZWQX_CS1cY45nsnYQqYbc_1-Tze5j3P8qvNCj0blRCNI/s1600/voglio-la-mamma.jpg" height="200" width="143" /></a></div>
<br />
Ieri sera ho finito di leggere "Voglio la mamma" di Mario Adinolfi.<br />
E' un libro che invita tutti a discutere ed approfondire il tema dei diritti non negoziabli . Sono pagine che non lasciano indifferenti. In alcuni passaggi può far innervosire, ma l'intento, a mio avviso, è chiaramente provocatorio per cui ti costringe a riflettere su argomenti ormai erroneamente banalizzati.<br />
<br />
Di seguito riporto i 20 punti del Capitolo 14 (che condivido pienamente) che Adinolfi introduce così:<br />
<br />
<i>Giunti verso la fine di questa strada compiuta insieme, credo sia
necessario racchiudere quel che si è provato a dire in venti punti che
rappresentano principi irrinunciabili che ritengo non solo non debbano
essere negoziabili, ma necessitino un'attività di proselitismo per
ricondurre il dibattito intellettuale e politico sui temi tabù che
abbiamo affrontato dentro i confini di una razionalità condivisa,
lontano dall'impazzimento modaiolo che sembra avere la meglio in questa
fase.</i><br />
<br />
<i>1. Non esiste l'individuo, esiste la persona, dunque l'individuo in
relazione con altri individui. La relazione primigenia, archetipica e
intangibile, è quella tra madre e figlio. Negarla è negare la radice
dell'essere umano.</i><br />
<i><br /></i>
<i>2. La libertà individuale è un totem
che non necessita di tutele e non genera diritti. Al contrario, la
libertà personale, dunque la libertà degli individui in relazione con
gli altri, è preziosa e va ampliata senza che nuovi diritti ledano però
l'essere umano in radice.</i><br />
<i><br /></i>
<i>3. La libertà personale da tutelare in via prioritaria è quella dei soggetti più deboli: bambini, malati, anziani.</i><br />
<i><br /></i>
<i>4. Il primo diritto è il diritto a vivere.</i><br />
<i><br /></i>
<i>5.
Non esiste un diritto all'aborto, esiste un diritto alla nascita.
L'aborto è sempre una tragedia e un fallimento, come tale va trattato e
con ogni sforzo possibile evitato.</i><br />
<a name='more'></a><br />
<i><br /></i>
<i>6. I diritti
prioritari da tutelare sono quelli della libertà personale, dunque
relazionale, per eccellenza: i diritti della famiglia.</i><br />
<i><br /></i>
<i>7.
Non esistono le famiglie, esiste la famiglia: cellula base del tessuto
sociale, composta da un nucleo affettivo stabile aperto in potenza alla
procreazione. In natura la procreazione avviene con l'unione di un uomo e
di una donna. E' questa la base di un nucleo familiare propriamente
detto.</i><br />
<i><br /></i>
<i>8. L'omosessualità è una tendenza sessuale
ovviamente legittima, i cui legami affettivi stabili possono essere
tutelati da istituti giuridici, ma nettamente distinti dal matrimonio.</i><br />
<i><br /></i>
<i>9.
La rottura della sacralità e dell'unicità dell'istituto matrimoniale
come unione di un uomo e di una donna, porta inevitabilmente e
logicamente alla estensione dell'istituto stesso ad ogni forma di legame
affettivo stabile. La legittimazione di poligamia, poliandria, unioni a
sette, otto, dieci o venti persone, sarebbe dietro l'angolo con
conseguenze letali per il tessuto sociale e la stabilità finanziaria
degli Stati.</i><br />
<i><br /></i>
<i>10. Non esiste l'omogenitorialità. Non esiste la genitorialità. Esistono la maternità e la paternità.</i><br />
<i><br /></i>
<i>11.
Negare a un bambino il diritto ad avere una madre e un padre,
sostituendoli con il "genitore 1" e "genitore 2", è una forma estrema di
violenza su un soggetto debole.</i><br />
<i><br /></i>
<i>12. La sfera sessuale
di un minore è intangibile e sono intollerabili le norme che prevedono
la non procedibilità d'ufficio contro le persone che hanno rapporti
sessuali con bambini di dieci anni e assumono per libero il consenso
all'atto sessuale di ragazzini di quattordici anni.</i><br />
<i><br /></i>
<i>13.
Il turismo sessuale degli occidentali avente per oggetto in particolare
le minorenni e i minorenni asiatici, è una violenza orrenda che merita
il peggiore stigma sociale.</i><br />
<i><br /></i>
<i>14. La variazione
dell'identità sessuale di una persona dovrebbe essere prevista in casi
del tutto eccezionali. Il mercimonio del corpo di una persona spesso in
una finta fase di transizione da un'identità sessuale all'altra, grazie
alla quale si ottiene maggiore attenzione e successo nel mercato della
prostituzione, è un'attitudine che va combattuta.</i><br />
<i><br /></i>
<i>15.
La compravendita del corpo femminile, nella forma estrema della
compravendita della maternità e dell'orrendo "affitto" dell'utero, che
fa leva sullo stato di bisogno della donna per toglierle anche
l'elemento più intimo della propria identità sessuale, va vietato da
ogni normativa.</i><br />
<i><br /></i>
<i>16. Tra due gay ricchi che fanno
strappare dal seno della madre il neonato appena partorito per far finta
di essere madre e padre, e il neonato così platealmente violato fin dai
suoi primi istanti di vita, chiunque non abbia un bidet al posto del
cuore sta con il neonato. E con sua madre.</i><br />
<i><br /></i>
<i>17.
L'eutanasia infantile è una procedura nazista e il protocollo di
Groningen è un documento fondativo di una nuova pericolosa eugenetica
discriminatoria e razzista.</i><br />
<i><br /></i>
<i>18. Le diagnosi prenatali
hanno fatto crollare nei paesi Occidentali le nascite di albini, affetti
da sindrome di Down e da altre alterazioni cromosomiche. E'
intollerabile questa strage di persone affette da minime disabilità.</i><br />
<i><br /></i>
<i>19.
La morte non è mai "dolce". L'instaurazione di norme che prevedano
l'eliminazione delle persone in condizione di difficoltà grave fisica o
psichica, secondo il labile e mutevole principio che la loro sarebbe una
"vita non degna di essere vissuta", apre la strada all'inferno.</i><br />
<i><br /></i>
<i>20.
Al centro della difesa della vita e della persona c'è la donna. Il
futuro della razza umana ha le forme di una madre. Così è, così è sempre
stato, così sempre sarà.</i><br />
<br />
<br />Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-46025613621497575562014-04-07T00:19:00.000+02:002014-09-11T09:34:45.913+02:00Generazione Telemaco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.laporzione.it/wp-content/uploads/2014/03/Telemaco-Signorini-Marina-a-Viareggio-1860-ca1-640x236.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.laporzione.it/wp-content/uploads/2014/03/Telemaco-Signorini-Marina-a-Viareggio-1860-ca1-640x236.jpg" height="146" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #333333; font-size: 12px; line-height: 18px;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">(ribloggato da <a href="http://www.laporzione.it/" target="_blank">La Porzione</a></span></span><span style="color: #333333; font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 18px;">)</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">l gruppo marmoreo “Enea, Anchise e Ascanio”, conservato nella Galleria Borghese a Roma, fu realizzato da Gian Lorenzo Bernini nel 1619. Il soggetto è tratto dall’Eneide di Virgilio: Enea fugge da Troia in fiamme, portando sulle spalle il vecchio padre Anchise e tenendo per mano il figlioletto Ascanio. Si tratta di una statua “a torre”, con un evidente slancio verticale: nella parte più alta Anchise porta in mano il cosiddetto“keramos troikos”, con le ossa degli avi e con sopra le statuette dei Penati troiani (il simbolo della Patria abbandonata); al centro si trova Enea – il futuro fondatore di una nuova civiltà – che sorregge il padre; più in basso, al piccolo Julo Ascanio, chiamato a</span></span><br />
<span style="clear: left; float: left; font-family: inherit; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><a href="http://i0.wp.com/www.laporzione.it/wp-content/uploads/2014/03/questa.jpg?resize=200%2C402" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="questa" border="0" class="attachment-medium" src="http://i0.wp.com/www.laporzione.it/wp-content/uploads/2014/03/questa.jpg?resize=200%2C402" height="200" width="98" /></a>fondare la gens julia e a regnare nel Lazio, è posto in mano il più importante “pignus imperii”, il fuoco eterno di Vesta con il quale accenderà la nuova vita di Roma. A parte il pregio artistico, è affascinante la portata simbolica di questo gruppo marmoreo. È un’immagine compiuta e potente del grande “pater familias”, una figura simbolica della funzione dell’autorità genitoriale: la catena delle generazioni attraverso cui di padre in figlio si tramanda sempre un “regno”, un’eredità di geni e di beni, capace di generare dal passato il futuro. Nell’opera di Bernini, la catena delle generazioni mi sembra rappresentata da due elementi: a) la differenziazione generazionale, resa mirabilmente dalla caratterizzazione delle epidermidi: la pelle morbida e rosata del bambino, quella tesa che riveste i muscoli dell’uomo adulto, e quella avvizzita e rugosa del vegliardo; b) la diversità degli atti educativi: Anchise è il depositario della tradizione; Enea è il medium che sostiene la tradizione e accompagna il futuro; Ascanio è l’erede che si affida al presente e al passato, ma stringendo già un impegno di futuro tra le mani.<br />Gli psicoanalisti, e non solo loro, sarebbero concordi nel sentenziare che questo modello “a torre” dell’autorità genitoriale sia ormai eclissato, irrimediabilmente tramontato.</span><br />
<a name='more'></a><span style="clear: left; float: left; font-family: inherit; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"> Questo sarebbe il tempo dell’«evaporazione del padre» [1]: all’autorevole e verticale differenziazione generazionale, si è sostituita la caricaturale e orizzontale inversione generazionale di padri che fanno i figli e di figli che fanno i padri. Si fa riferimento a quei genitori che abdicano alla loro funzione, non perché abbandonino i loro figli o non si prendano cura delle esigenze di questi, ma perché sono troppo simili, troppo prossimi, troppo vicini ai loro figli: si assimilano simmetricamente alla giovinezza dei loro figli e nessuno vuole assumersi il peso dell’atto educativo. Al “genitore-figlio”, specularmente, corrisponde il “figlio-genitore”: anziché adattarsi alle leggi simboliche e ai tempi della famiglia, è il “figlio-genitore” che impone al nucleo familiare di modellarsi intorno alle proprie esigenze. Nelle odierne società, insomma, il modello educativo “a torre” sembrerebbe definitivamente evaporato, per lasciare posto all’appiattimento generazionale di padri che fanno i figli e di figli che fanno i padri (“figlio-Narciso”), oppure allo scontro generazionale di figli contro padri – emblema più del recente passato che di questo nostro presente (“figlio-Edipo”). Le nuove generazioni appaiono sperdute tanto quanto i loro genitori. Secondo questa prospettiva, potremmo immaginare che lo stesso Bernini, se dovesse rappresentare oggi quel gruppo marmoreo, si troverebbe spaesato: chi è il padre? Chi è il figlio? Chi è il sostegno? Esiste ancora un “regno” da ereditare?<br />Massimo Recalcati, psicoanalista tra i più noti in Italia, nel libro Il Complesso di Telemaco [2], ci offre una prospettiva capace di superare la rassegnata constatazione dell’«evaporazione del padre». La sua tesi è che il nostro tempo, dopo l’indubitabile tramonto dell’autorità simbolica del pater familias, non sia tanto sotto il segno di “Edipo” né di “Narciso” ma sotto quello di “Telemaco”. Telemaco è il figlio di Ulisse, il giovane cui Omero fa dire nell’Odissea: «Se gli uomini potessero scegliere ogni cosa da soli, per prima cosa vorrei il ritorno del padre» (canto XVI). Telemaco guarda il mare, scruta l’orizzonte. Aspetta che la nave di suo padre – che non ha mai conosciuto – ritorni per riportare la Legge nella sua isola, dominata dai Proci che gli hanno occupato la casa e che godono impunemente e senza ritegno delle sue proprietà. Seconda la prospettiva di Recalcati, anche le nuove generazioni «guardano il mare aspettando che qualcosa del padre ritorni». Certo, nel nostro tempo dal mare non sembrano tornare flotte vincitrici, padri-ideali, eroi invincibili; piuttosto, tornano padri fragili, vulnerabili, insegnanti precari, disoccupati, migranti, lavoratori. Dall’altra parte, però, anche la domanda di padre che attraversa il disagio della giovinezza non è una domanda di potere e disciplina, di padri-ideali, tantomeno di padri-padroni. I figli aspettano che tornino dal mare “padri-testimoni”, capaci di gesti, di scelte, di passioni, capaci di testimoniare che la vita può avere un senso. In fondo, lo stesso Ulisse omerico, prima di essere eroe, è un testimone di come alla vita si possa stare con desiderio e responsabilità. Ulisse non torna a Itaca solo per ristabilire l’autorità e la disciplina della Legge, ma anche per mantenere fede al suo desiderio (ritornare da Penelope) e alla sua responsabilità paterna (ritornare da Telemaco). Le nuove generazioni aspettano dai padri la donazione della testimonianza che umanizza la vita. E questo significa, per esempio, non avere progetti sui propri figli, non esigere che diventino ciò che le nostre esigenze narcisistiche si attendono, ma significa trasmettere alle nuove generazioni la fede nei confronti dell’avvenire, la fede verso la loro capacità di progettare il futuro. Telemaco, però, non si limita solo ad attendere e invocare il padre ma agisce, si mette in moto. Nel racconto omerico, è solo al ritorno di un viaggio irto di pericoli – sopravvivendo al rischio della sua morte – che Telemaco potrà incontrare suo padre nella capanna dell’umile porcaio Eumeo, senza averlo riconosciuto in un primo tempo [3]. Il viaggio di Telemaco insegna alle nuove generazioni che i giovani hanno bisogno di padri capaci di etica, che sappiano dare speranza e ispirare fiducia, ma nessun padre ci potrà mai risparmiare il viaggio pericoloso e senza garanzia per ereditare il nostro avvenire.</span><span style="clear: left; float: left; font-family: inherit; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br />Quest’articolo è dedicato a tutti i padri-genitori, ai padri adottivi, ai padri spirituali, agli insegnanti, agli adulti capaci di testimoniare ai giovani come si possa stare al mondo con desiderio e allo stesso tempo con responsabilità. E ai giovani, come Telemaco, che «guardano il mare aspettando che qualcosa del padre ritorni», perché «qualcosa torna sempre dal mare».</span><span style="font-size: small;"></span><br />
<div style="color: #333333; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">——————————————-</span></span></div>
<div style="color: #333333; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">[1] Cfr. J. LACAN, <i>Nota sul padre e l’universalismo</i>, in, “La psicoanalisi”, n.33, Astrolabio, Roma 2003, p. 9.</span></span></div>
<div style="color: #333333; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">[2] M. RECALCATI, <i>Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre</i>, Feltrinelli Editore, Milano 2013.</span></span></div>
<div style="color: #333333; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">[3] Cfr. OMERO, <i>Odissea</i>, canto XVI: <i>«E Telemaco, abbracciando il padre glorioso, versava lacrime fitte. Entrambi avevano voglia di piangere, e piangevano forte, gemendo più degli uccelli, più delle aquile o degli avvoltoi dagli artigli ricurvi a cui i contadini rubarono i piccoli prima che avessero messo le ali. Così, pietosamente versavano lacrime da sotto le ciglia».</i></span></span></div>
<div style="color: #333333; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">[4] Immagine: Telemaco Signorini, <i>Marina a Viareggio</i> (1860).</span></span></div>
Giuliano Pompeohttp://www.blogger.com/profile/03244681736673887123noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-26812478542482696062014-03-30T23:57:00.000+02:002014-09-11T09:35:19.237+02:00San Giuseppe educatore<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
Pubblichiamo il testo dell'udienza generale del 19 marzo tenuta da Papa Francesco in occasione della ricorrenza di San Giuseppe</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
<i>Cari fratelli e sorelle, buongiorno!</i></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
Oggi, 19 marzo, celebriamo la festa solenne di san Giuseppe, Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Dedichiamo dunque questa catechesi a lui, che merita tutta la nostra riconoscenza e la nostra devozione per come ha saputo <i>custodire</i> la Vergine Santa e il Figlio Gesù. L’essere <i>custode</i> è la caratteristica di Giuseppe: è la sua grande missione, essere custode.</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
Oggi vorrei riprendere il tema della custodia secondo una prospettiva particolare: la prospettiva<i>educativa</i>. Guardiamo a Giuseppe come il modello dell’educatore, che <i>custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita «in sapienza, età e grazia»</i>, come dice il Vangelo. Lui non era il padre di Gesù: il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia.</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
Partiamo dall’<i>età</i>, che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha “allevato”, preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la dura esperienza di vivere come rifugiati – Giuseppe è stato un rifugiato, con Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in patria e stabilitisi a Nazareth, c’è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe ha allevato Gesù.<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
Passiamo alla seconda dimensione dell’educazione, quella della «<i>sapienza</i>». Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth. E Giuseppe lo accompagnava perché Gesù ascoltasse la Parola di Dio nella sinagoga.</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
E infine, la dimensione della «<i>grazia</i>». Dice sempre San Luca riferendosi a Gesù: «La grazia di Dio era su di lui» (2,40). Qui certamente la parte riservata a San Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell’età e della sapienza. Ma sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio. Crescere in età, crescere in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere.</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
Cari fratelli e sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell’educatore e del papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti – che sono padri –, e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società. In modo speciale, vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i genitori, tutti i papà: vi saluto di cuore! Vediamo: ci sono alcuni papà in piazza? Alzate la mano, i papà! Ma quanti papà! Auguri, auguri nel vostro giorno! Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini! Loro hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore. Siate per loro come san Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia. Custodi del loro cammino; educatori, e camminate con loro. E con questa vicinanza, sarete veri educatori. Grazie per tutto quello che fate per i vostri figli: grazie. A voi tanti auguri, e buona festa del papà a tutti i papà che sono qui, a tutti i papà. Che san Giuseppe vi benedica e vi accompagni. E alcuni di noi hanno perso il papà, se n’è andato, il Signore lo ha chiamato; tanti che sono in piazza non hanno il papà. Possiamo pregare per tutti i papà del mondo, per i papà vivi e anche per quelli defunti e per i nostri, e possiamo farlo insieme, ognuno ricordando il suo papà, se è vivo e se è morto. E preghiamo il grande Papà di tutti noi, il Padre. Un “Padre nostro” per i nostri papà: <i>Padre Nostro</i>…</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px; text-align: justify;">
E tanti auguri ai papà!</div>
<hr align="center" color="#C0C0C0" size="1" style="font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px;" width="70%" />
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 15px;">
<br /></div>
Giuliano Pompeohttp://www.blogger.com/profile/03244681736673887123noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-31402907175852144112014-03-19T10:47:00.000+01:002014-03-20T10:03:27.208+01:00Viva i papà!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifCQ1qAaHufvHu8TCE_PIOgcQnzfqmWOfO7X5Z7X0yI7z5mbYV_gVXttLa6W_tcmjh3P6SAjgQeOjtDKIqSOWbzDzxAXe-nv26XdFXfkAMejZNkaTfzCRRC19nYN9QgbA2Cph0TsobIzA/s1600/19marzo.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifCQ1qAaHufvHu8TCE_PIOgcQnzfqmWOfO7X5Z7X0yI7z5mbYV_gVXttLa6W_tcmjh3P6SAjgQeOjtDKIqSOWbzDzxAXe-nv26XdFXfkAMejZNkaTfzCRRC19nYN9QgbA2Cph0TsobIzA/s1600/19marzo.png" height="200" width="127" /></a></div>
[...] Viva i papà! Viva i papà
che fanno tardi, che sono in giro per lavoro; viva i papà che non
mollano mai, e valgono più dell’oro. Viva i papà che insegnano ai figli
ad andare in bicicletta; viva i papà che per i figli vorrebbero una vita
perfetta. Viva i papà per come sono, per tutte le volte che hanno
accettato le nostre scuse insegnandoci a crescere, insegnandoci il
perdono. E viva in papà volati in cielo troppo presto, ma che guardano
sempre giù. Viva i papà che restano nel cuore e non se ne vanno più.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="color: #999999;"> [giulianoguzzo.wordpress.com]</span></span></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-40599884919405339042014-02-14T15:32:00.001+01:002014-09-11T09:13:58.744+02:00Il decalogo del papà (di Bruno Ferrero)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpoW-EGjhBrPpk62BJxuQRDAeqmIKEW-IKPqbPwztpdjP1zd9bYIoonBCjzkPZ2-0I76SLms2lG_kIZbXpyJr2rS7k5xmXmLN38t-hmUXyziIgxUbs62tRPhWCYvlSMyLBskaDxyfbxPI/s1600/padre-e-figlio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpoW-EGjhBrPpk62BJxuQRDAeqmIKEW-IKPqbPwztpdjP1zd9bYIoonBCjzkPZ2-0I76SLms2lG_kIZbXpyJr2rS7k5xmXmLN38t-hmUXyziIgxUbs62tRPhWCYvlSMyLBskaDxyfbxPI/s1600/padre-e-figlio.jpg" /></a></div>
<br />
Bruno Ferrero (scaerdote salesiano e scrittore) nel marzo del 2005 ha regalato a tutti i papà questo bellissimo decalogo:<br />
<br />
1°. Il primo dovere di un padre verso i suoi figli è amare la madre. La
famiglia è un sistema che si regge sull'amore. Non quello presupposto,
ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo
le sollecitazioni della vita familiare. Non si può fare i genitori "per
dovere". E l'educazione è sempre un "gioco di squadra". Nella coppia,
come con i figli che crescono, un accordo profondo, un'intima unione
danno piacere e promuovono la crescita, perché rappresentano una base
sicura. Un papà può proteggere la mamma dandole in "cambio", il tempo di
riprendersi, di riposare e ritrovare un po' di spazio per sé.<br />
<br />
2°. Il padre deve soprattutto esserci. Una presenza che significa "voi
siete il primo interesse della mia vita". Affermano le statistiche che,
in media, un papà trascorre meno di cinque minuti al giorno in modo
autenticamente educativo con i propri figli. Esistono ricerche che hanno
riscontrato un nesso tra l'assenza del padre e lo scarso profitto
scolastico, il basso quoziente di intelligenza, la delinquenza e
l'aggressività. Non è questione di tempo, ma di effettiva comunicazione.
Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli, discorrere del
lavoro e dei problemi, farli partecipare il più possibile alla sua vita.
E' anche imparare a notare tutti quei piccoli e grandi segnali che i
ragazzi inviano continuamente.<br />
<br />
3°. Un padre è un modello, che lo voglia o no. Oggi la figura del padre
ha un enorme importanza come appoggio e guida del figlio. In primo luogo
come esempio di comportamenti, come stimolo a scegliere determinate
condotte in accordo con i principi di correttezza e civiltà. In breve,
come modello di onestà, di lealtà e di benevolenza. Anche se non lo
dimostrano, anche se persino lo negano, i ragazzi badano molto di più a
ciò che il padre fa', alle ragioni per cui lo fa. La dimostrazione di
ciò che chiamiamo "coscienza" ha un notevole peso quando venga fornita
dalla figura paterna.<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
4°. Un padre dà sicurezza. Il papà è il custode. Tutti in famiglia si
aspettano protezione dal papà. Un papà protegge anche imponendo delle
regole e dei limiti di spazio e di tempo, dicendo ogni tanto "no", che è
il modo migliore per comunicare: "ho cura di te".<br />
<br />
5°. Un padre incoraggia e dà forza. Il papà dimostra il suo amore con la
stima, il rispetto, l'ascolto, l'accettazione. Ha la vera tenerezza di
chi dice: "Qualunque cosa capiti, sono qui per te!". Di qui nasce nei
figli quell'atteggiamento vitale che è la fiducia in se stessi. Un papà è
sempre pronto ad aiutare i figli, a compensare i punti deboli.<br />
<br />
6°. Un padre ricorda e racconta. Paternità è essere l'isola accogliente
per i "naufraghi della giornata". E' fare di qualche momento
particolare, la cena per esempio, un punto d'incontro per la famiglia,
dove si possa conversare in un clima sereno. Un buon papà sa creare la
magia dei ricordi, attraverso i piccoli rituali dell'affetto. Nel
passato il padre era il portatore dei "valori", e per trasmettere i
valori ai figli basta imporli. Ora bisogna dimostrarli. E la vita
moderna ci impedisce di farlo. Come si fa a dimostrare qualcosa ai
figli, quando non si ha neppure il tempo di parlare con loro, di stare
insieme tranquillamente, di scambiare idee, progetti, opinioni, di
palesare speranze, gioie o delusioni?<br />
<br />
7°. Un padre insegna a risolvere i problemi. Un papà è il miglior
passaporto per il mondo " di fuori". Il punto sul quale influisce
fortemente il padre è la capacità di dominio della realtà, l'attitudine
ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive. Elemento anche
questo che contribuisce non poco alla strutturazione della personalità
del figlio. Il papà è la persona che fornisce ai figli la mappa della
vita.<br />
<br />
8°. Un padre perdona. Il perdono del papà è la qualità più grande, più
attesa, più sentita da un figlio. Un giovane rinchiuso in un carcere
minorile confida: "Mio padre con me è sempre stato freddo di amore e di
comprensione. Quand'ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno
che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di
avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima. L'amore che nutriva per me
scomparve: ero sui tredici anni... Mi ha tolto l'affetto proprio quando
ne avevo estremamente bisogno. Non avevo uno a cui confidare le mie
pene. La colpa è anche sua se sono finito così in basso. Se fossi stato
al suo posto, mi sarei comportato diversamente. Non avrei abbandonato
mio figlio nel momento più delicato della sua vita. Lo avrei
incoraggiato a ritornare sulla retta via con la comprensione di un vero
padre. A me è mancato tutto questo".<br />
<br />
9°. Il padre è sempre il padre. Anche se vive lontano. Ogni figlio ha il
diritto di avere il suo papà. Essere trascurati, trascurati o
abbandonati dal proprio padre è una ferita che non si rimargina mai.<br />
<br />
10°. Un padre è immagine di Dio. Essere padre è una vocazione, non solo
una scelta personale. Tutte le ricerche psicologiche dicono che i
bambini si fanno l'immagine di Dio sul modello del loro papà. La
preghiera che Gesù ci ha insegnato è il Padre Nostro. Una mamma che
prega con i propri figli è una cosa bella, ma quasi normale. Un papà che
prega con i propri figli lascerà in loro un'impronta indelebile.Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-44718210162762860582013-10-25T02:43:00.000+02:002014-09-11T09:21:33.303+02:00Perle di saggezza...felicità e divertimento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTlevXi4-9d4lO-nqg3FzAlCOUneFsw18dcnvM3_cw9oE8cMq-taY6w9uU_7mGzwNCh9eY5XQpDV4dCIIGKsS3_JGRfpttUuG3K5XBhdxNz0eqFAtahO0mQkIKDmmxNVgJUiRKcGRIZg/s1600/IMG_2895.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTlevXi4-9d4lO-nqg3FzAlCOUneFsw18dcnvM3_cw9oE8cMq-taY6w9uU_7mGzwNCh9eY5XQpDV4dCIIGKsS3_JGRfpttUuG3K5XBhdxNz0eqFAtahO0mQkIKDmmxNVgJUiRKcGRIZg/s320/IMG_2895.JPG" height="200" width="192" /></a></div>
<br />
<br />
Sarà che mi sto facendo crescere la barba, ma sento che alla tenera età di 36 anni sto diventando maturo!
Se mi guardo indietro mi viene da ridere: avventure infinite con gli amici, ma che dico amici, fratelli con cui ho condiviso tutto: nottate svegli a guidare per andare all’oktoberfest su un pullmino carico di porchetta e birra, giornate intere a pedalare mezzi brilli in giro per la Corsica, 40 ore senza mangiare (per risparmiare) per farci un giorno in più di interrail, in giro per Roma in 2 sul SI a festeggiare lo scudetto, nottate intere a dormire all’aperto divorati dalle zanzare, falò sulla spiaggia in 50 con bagno e fagiolata di mezzanotte, 7 sere su 7 in giro per locali al centro di Roma, 2 giorni di pullman (Roma Tiburtina - Atene!) per farci la nostra vacanza in Grecia tutti insieme dal più ricco al più scannato, TUTTI, nessuno escluso!...potrei passare ore a ridere e a pensare a quanto mi sono divertito!
Eppure non c’era sera in cui, mettendomi a letto, non pensavo a quanto avrei voluto condividere la mia gioia con una persona...
Finalmente a 28 anni l’ho trovata! Lo sentivo, ma non ne ero del tutto consapevole: la mia vita stava cambiando totalmente!
I primi 2 anni con Marta ci siamo divertiti da morire: tutto quello che avevo fatto con gli amici lo potevo fare finalmente anche con la donna di cui mi ero innamorato! Avevo tutto! Non potevo desiderare altro! E così viaggi, serate con gli amici, cene a coppie, serate romantiche, serate a sorpresa...si, ancora mi divertivo, ma iniziavo a conoscere la Felicità!<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Poi, quel lontano 21 aprile 2007...il giorno più bello della mia vita! Il matrimonio è stato speciale, c’erano tutti i miei amici, c’erano tutte le persone più care (si, anche mamma era lì!) e c’era Marta, fantastica, quanto l’ho aspettata in chiesa!
Il viaggio di nozze non è stato proprio il classico Polinesia, Stati Uniti con safari sul Kilimangiaro, no, l’abbiamo fatto strano: abbiamo fatto il cammino di Santiago in bici partendo da Lisbona attraversando tutto il Portogallo...è stata una metafora di quello che la vita ci avrebbe riservato: avventure, fatica, incoraggiamenti reciproci, attese, risate, imprevisti, alleanze, salite, discese...ogni giorno era sempre più chiaro che qualsiasi cosa ci capitasse non faceva altro che unirci ancora di più!
In fondo la vita è fatta di momenti belli e momenti brutti, ma in entrambi possiamo avere la grazia di dimenticare il fatto in sè e di concentrarci su CHI, in quel momento, ci è stato accanto e a quel punto qualsiasi ricordo diventa piacevole, ci scalda il cuore!<br />
<br />
Ma torniamo alla Felicità: 24 agosto 2008, nasce Tommaso, ricordo le difficoltà del parto: dopo ore di travaglio il feto stava andando in sofferenza e i medici mi hanno fatto uscire dalla sala parto perchè di lì a poco avrebbero dovuto fare il cesareo; ricordo quanto ho sofferto nel vedere il viso di Marta che cercava di nascondere la preoccupazione e, allo stesso tempo, cercava conforto nel mio sguardo, ricordo quando mi hanno chiamato: “E’ nato! E’ un maschietto! La mamma sta bene!”...wow! Ricordo quando Tommaso per la prima volta si è attaccato al seno di Marta, ricordo le camminate interminabili la notte per farlo smettere di piangere, ricordo i primi sorrisi e la prima volta che mi ha detto “papà”...il cuore esplode!
Se mi fermassi a pensare a quanto è stato faticoso sarei un idiota: mi perderei tutto il bello! E’ come se non ti mangi l’amatriciana perchè è troppo faticosa da cucinare...vabè, allora màgnate la pasta in bianco tutta la vita!!! Scusate ma sul cibo m’avveleno!!! ;-)<br />
<br />
E poi Saretta, bellissima, già donna, a tratti incomprensibile (donna appunto!), quasi sempre adorabile, entusiasta. Posso tornare a casa stanco per l’ora e un quarto di trenini e metro, nervoso per qualche intoppo al lavoro, preoccupato per il mutuo o le spese di casa, ma poi apro la porta e me la ritrovo lì che mi vede entrare, mi sorride e mi corre incontro come se avesse visto l’uomo più meraviglioso del mondo...riesce a cancellare un’intera giornata storta nel tempo di uno sguardo!
E infine (...forse, chi lo sa?!?) Jacopo, piccolo, bisognoso di tutto, già col suo carattere ben definito, completamente diverso dai 2 fratelli, innamorato perso della mamma. La cosa più bella di Jacopo? Vedere Marta con quanta tranquillità e dolcezza se lo coccola. Lei che il giorno prima di scoprire di essere incinta mi aveva detto: “proprio non me lo merito un terzo figlio”!<br />
<br />
Come cambiano le cose, come cambiamo noi! Altro che “tanto quello non lo cambierai mai”...seeee, beato chi ci crede! Anzi, poveraccio chi ci crede!
Ma ho scritto anche troppo, ora arrivo al punto, promesso!
Cari amici: quando mi chiedete se voglio uscire per una birra o per una partita a beach cosa dovrei fare? Ovvio che mi diverto un mondo a giocare a beach o a farmi 2 risate con voi. E allora perchè dovrei rinunciarci?? E’ giusto che mi tenga i miei spazi, la mia libertà...sacrosanto, certo, il problema nasce quando tutto questo diventa evasione! Se diventa evasione c’è qualcosa che non va, anzi c’è qualcosa che va affrontato subito a viso aperto, in coppia!! Mi spiego meglio facendomi una domanda: veramente per essere felice ho bisogno di divertirmi lontano da mia moglie e/o dai miei figli? Se la penso così mi sto ingannando e di brutto! La mia felicità è direttamente proporzionale (ecco che esce l’ingegnere!) a quanto spendo la mia vita per Marta, Tom, Sara e Jacopo!<br />
<br />
Ho messo Marta per prima perchè ogni volta che rendo felice lei, rendo felici anche i miei figli! Ogni volta che la faccio sentire amata, quello stesso amore lei lo riversa su quei tre marmocchi. Tutto sta a mettere in moto questa macchina! A non aspettare che lo faccia l’altro, prima comincio e meglio è, via l'orgoglio!! Se Dio mi fa fare le mosse giuste la macchina gira che è una meraviglia! E allora, in quel momento è bello dirsi l’un l’altra: “perchè stasera non esci con le tue amiche e ti distrai un pò? Io mi faccio una serata “lotta libera” con Tom, Sara e Jacopo, non ti preoccupare! Nella peggiore delle ipotesi troverai il servizio da thè di nonna (che, se non fosse chiaro, a me non piace!) rotto per una pallonata fuori mira o Jacopo che dorme coi vestiti del giorno prima o Saretta con qualche livido, stai tranquilla!”.
E allora si che nella coppia nasce la complicità!
E allora si che il divertimento e la felicità diventano una cosa sola!
E allora si che vengo a giocare e a godermi la birra con i miei amici sapendo che quando tornerò a casa mia moglie mi aspetterà con il sorriso!!!!
E comunque sapete dove abitiamo, sapete come cuciniamo e sapete che la porta di casa è sempre aperta!<br />
<br />
Notte a tutti!!!<br />
<br />
ZioWalterAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/06860723145563094178noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-2517206670458335582013-09-26T15:10:00.002+02:002014-01-27T10:47:33.509+01:00Momenti di (non) trascurabile felicità<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<align center="" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img 200="" 20="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYB3Y5GEo5TOooYyXDLfofAi0XwWc36B79vCPMQNX0nePNvUmNuha7Z805vbTZef1ywGywEW9nIK6Xh5WSQhOdklr9MRj2g9zvwG7CbKlgVXj6dHCybIwozsDzIYbBcfFeNQhZdCJnJV5q/s1600/kramer-vs-kramer-800-75.jpg" vspace="20″ hspace=" width="300″ height=" />
</align></div>
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<br /></div>
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Una volta Don Fabio disse che bisognerebbe imparare a vivere da straniero. Come i turisti che, uscendo dalla metro al Colosseo, rimangono stupiti di fronte al nostro caro vecchio anfiteatro Flavio mentre io supero un po' infastidito tutta questa gente imbambolata con il naso all'insù perché devo stare entro 5 minuti dall'altra parte di Roma. Avere la capacità di stupirsi delle cose di tutti i giorni, di quelle cose che inevitabilmente quando entrano nel quotidiano tendiamo a dare per scontate, diventano routine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Da lunedì accompagno Samuele all'asilo e cerco di godermi questa novità fino in fondo. La sveglia, la colazione insieme, il risveglio degli altri due Doni della mia vita, i riti di vestizione, le prime chiacchierate insieme contando i negozi chiusi e quelli aperti tra le vie del Prenestino che inizia a carburare, le volate in passeggino tra i banchi del mercato di Villa Gordiani. La giornata cambia volto, perdo un sacco di tempo e incontro molto più traffico, ma ne vale assolutamente la pena.</div>
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Alla fine, sarà una banalità, è questo il bello di avere dei figli. Come diceva Neri Marcoré imitando Capezzone, "<i>la giornata te s'apre come 'na cozza</i>", ti si riempie di tanti piccoli cambiamenti da scoprire giorno per giorno, sempre diversi. Oggi è l'asilo, ieri era imparare a camminare, domani sarà la scuola. E tu sei lì ad osservarli e viverli assieme a loro in questo ruolo privilegiato, stancante e impegnativo quanto di pare (come tutte le cose belle), ma oggettivamente bellissimo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
ps: la foto è tratta dal film "Kramer contro Kramer"... ho sempre trovato bellissima la scena del tost alla francese e, in generale, il rapporto tra Ted e Billy. </div>
Giuliano Pompeohttp://www.blogger.com/profile/03244681736673887123noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-85974015907770054832013-08-28T10:00:00.000+02:002014-09-11T09:22:08.980+02:00Quando spunta l'anima di un bambino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieTT11zpBBK9npcdRNPrRAOaT0xQQ0torFm4aCpOuhDyg8_RNL-H1k_YrOqaw2e69EJt7rGhvZZa41k3AEC4NjKCmDzdgH543V-khy5fXmCn1npTZpGtfAKydDid-_-C0YnOzIHfx9_ks/s1600/Schermata+2013-08-27+a+14.44.28.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieTT11zpBBK9npcdRNPrRAOaT0xQQ0torFm4aCpOuhDyg8_RNL-H1k_YrOqaw2e69EJt7rGhvZZa41k3AEC4NjKCmDzdgH543V-khy5fXmCn1npTZpGtfAKydDid-_-C0YnOzIHfx9_ks/s200/Schermata+2013-08-27+a+14.44.28.png" height="200" width="200" /></a></div>
<br />
<br />
(di Giacomo Poretti)<br />
<br />
Appena nacque nostro figlio, venne a trovarci in ospedale un carissimo
amico, mio e di mia moglie, un vecchio sacerdote che qualche anno prima
ci aveva sposati: padre Bruno. Non seppe resistere alla tentazione, e
come tutti gli anziani che si trovano davanti a un neonato, cominciò a
sorridergli e a scherzare con la voce, prima in falsetto, poi con un
timbro baritonale, infine, imitando una papera, cercò di attirare
l’attenzione di quell’esserino che aveva solo qualche ora di vita. Tentò
anche di improvvisare il balletto dell’orso Baloo, ma dopo un accenno
di tip-tap deve essersi detto che per un anziano sacerdote di 82 anni,
che solitamente impiegava la sua voce per tenere le omelie, per condurre
cineforum, moderare conferenze e dirigere un centro culturale (quella
era la sua molteplice attività), forse il tip-tap in una stanza di
ospedale era un poco eccessivo. Ci guardò, guardò nostro figlio, poi
disse: «Bene, avete fatto un corpo, ora dovrete farne un’anima!».
Salutandoci sorrise e uscì dalla stanza. Guardandolo andare via mi
sembrava che ballasse il tip-tap e che nemmeno Gene Kelly avesse la sua
leggerezza.<br />
<br />
Che cosa voleva dire «farne un’anima»? Io e mia
moglie ci scambiammo uno sguardo interrogativo. I nove meravigliosi mesi
di laboriosa gravidanza, e tutte quelle ore faticose del parto,
l’avevano sfinita: umanamente non le si poteva chiedere nessuno sforzo
in più in quel momento, anche perché quei 3 kg e 750 gr di esserino ai
nostri occhi erano bellissimi e, benché le dimensioni prefigurassero un
avvenire da brevilineo, eravamo convinti che non mancassero di nulla. Mi
turbava l’idea dell’anima, mi ripromisi di dare un’occhiata su
Wikipedia per saperne di più; in quel momento entrò il medico per
accertarsi delle condizioni di mamma e figlio, e mentre annotava qualche
dato sulla cartella clinica gli chiesi dopo quanti giorni si sarebbe
manifestata l’anima, se prima o dopo i denti da latte, e se ce ne
saremmo accorti da qualche prodromo tipo febbre o colichette. Lui prima
mi fece sedere, mi auscultò il polso, mi obbligò a inghiottire una
pastiglia e infine disse: «Deve essere stata un’esperienza un po’
scioccante per lei assistere al parto, chissà da quante ore non riposa, e
poi tenere fra le braccia il proprio figlio! Lo mandiamo a casa a
dormire, questo papà?».<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
In effetti prendere fra le braccia il
proprio figlio era stata un’esperienza terrorizzante, come salire dietro
ad Alonso sulla sua Ferrari mentre sta disputando il Gp del
Nürburgring. Mi era sembrato di avere avuto in braccio la cosa più
fragile dell’universo, più fragile di una flûte di cristallo, di quelle
che si rompono sempre quando le metti in lavastoviglie; altro che un
figlio, mi sembrava che stessi cullando una bomba atomica: non mi
muovevo, non respiravo, non contraevo un muscolo. In genere si riesce a
resistere in quelle condizioni non più di un minuto e quaranta secondi, e
quando l’infermiera te lo toglie dalle mani facendolo roteare come un
giocoliere tu speri di riabbracciare tuo figlio il giorno in cui si
laureerà.<br />
<br />
Farne un’anima? Dopo la prima ecografia che ci rivelò
essere un maschietto, ricordo che fantasticai di farne un’avvocato, un
architetto, un laureato in scienze economiche; un vincitore del Pallone
d’oro con la maglia dell’Inter, tutt’al più un campione di tennis, uno
skipper, un produttore di vini nel Salento, uno chef da 3 stelle
Michelin! Farne un anima!? Avrà senso nell’era della potenza tecnologica
più dispiegata ? Cosa te ne fai di un’anima quando tra non molto potrai
prenotare via Internet un drone telecomandato che te lo mandano a casa e
ti stira le camicie e ti svuota la lavastoviglie? Poi torni a casa la
sera e trovi il drone ridotto a ferraglia perché la tua colf lo aveva
scambiato per un ladro e preso a bastonate.<br />
<br />
Me lo immagino il
confronto con gli altri genitori: «Mio figlio ha conseguito la maturità
con il massimo dei voti al Liceo San Carlo, ha il diploma di miglior
centrocampista offensivo conseguito quest’estate in uno stage a Rio de
Janeiro, parla inglese fluently grazie alla permanenza bimestrale nel
college Nathaniel Winkle di Brixton nella contea di Hampstead, e come
hobby progetta applicazioni per iPad. E suo figlio?». «Stiamo cercando
di fargli conseguire un’anima...». «...ma cos’è? Un liceo sperimentale, o
frequenta una comunità di recupero per tossicodipendenti?».<br />
<br />
E
poi, un’anima come la si crea? Quanto incide una corretta alimentazione
nel contribuire al progetto? E nel caso, sarebbe meglio una dieta
iperproteica o senza glutine, oppure povera di sodio? E gli amminoacidi
ramificati, la carnetina, oltre ad aumentare la massa muscolare,
potrebbero far lievitare l’anima? L’anima è più sviluppata nei
vegetariani o negli obesi? E quale attività sportiva predilige un’anima?
Una disciplina aerobica o anaerobica? Mi spiego: è più adatta per
un’anima la maratona o il curling? oppure sarebbe meglio lo sci da
discesa con attrezzi curving o lo snorkeling con pinne lunghe? E poi che
giochi si regalano a un bambino per agevolare il processo: pistole,
frecce, Gameboy o il puzzle del Libro tibetano dei morti? Ma
soprattutto, a cosa serve un’anima? Nessuno più te la chiede; quando ti
fermano i carabinieri si accontentano di patente e libretto; se acquisti
su Internet, bastano carta di credito e mail e il resto del mondo
pretende e desidera solo account e password! A pensarci bene, un’anima
sembra la cosa più antimoderna che possa esistere, più antica del treno a
vapore, più vecchia del televisore a tubo catodico, più démodé delle
pattine da mettere in un salotto con la cera al pavimento; lontana come
una foto in bianco e nero, bizzarra come un ventaglio, eccentrica come
uno smoking e inutile come un papillon.<br />
<br />
Telefonai a padre Bruno e
chiesi: «Ma come si fa a fare un’anima?». E lui rispose: «Cominci con
il ringraziare». «Chi?», domandai. «Il Padreterno che le ha donato un
figlio e questa cose meravigliose che sono il mondo e la vita». «E se
non ci credessi, se fosse tutto un caso?». «E lei ringrazi il caso, che
non ha faticato meno del Padreterno, benedica la circostanza, ma non si
dimentichi mai di ringraziare». E poi aggiunse: «La seconda qualità
dell’anima è la gentilezza, sia sempre gentile con tutti». «Anche con
quelli sgarbati? Anche con quelli che ti fanno domande importune?». «Sì,
sia sempre gentile e chieda: perché vuole saper proprio questa cosa?
Vedrà che cambierà domanda o starà in silenzio».<br />
<br />
Padre Bruno mi
congedò perché era affaticato, mentre io avrei avuto altre cento domande
da fargli a proposito dell’anima. «Le prometto che verrò a visitarla in
sogno». Sorrisi della sua affermazione e dissi: «Ma non si disturbi,
vengo io a trovarla in sagrestia». La notte stessa ci lasciò perché,
come lui amava dire, era arrivato il giorno dell’appuntamento con la
Persona più importante.<br />
<br />
Un giorno ero assorto nei miei pensieri,
quando un tizio in maniera assolutamente sgarbata mi rivolse la seguente
domanda: «Perché ha parcheggiato la macchina in seconda fila?». Io misi
in pratica il consiglio di padre Bruno e gentilmente chiesi: «Perché
vuole farmi proprio questa domanda?».<br />
<br />
E lui: «Perché sono un
vigile e questa è la sua bella contravvenzione, e mi ringrazi che oggi
sono di buon umore, altrimenti gliela facevo rimuovere la sua bella
macchinetta, ha capito?».<br />
<br />
Ho ringraziato gentilmente. Ma poi
guardando meglio mi accorsi che il vigile rideva, ma non solo era padre
Bruno travestito. Lo stavo sognando! Mi abbracciò e chiese: «Allora come
se la sta cavando con l’anima?». «Mi applico ma non ci capisco niente.
Ma, padre Bruno, l’anima è una cosa che esiste solo nelle canzoni, quasi
sempre in inglese...». «Si ricordi un’altra cosa: l’uomo supera
infinitamente se stesso». E svanì come nella nebbia, anzi comein un
sogno.<br />
<br />
Al risveglio mi accolse il sorriso di mia moglie, e dopo
essermi stiracchiato come un gatto le dissi: «Lo sai, amore, oggi sento
che posso infinitamente superare me stesso». E lei rispose: «Come te la
tiri!». Mi sa che ci vuole pratica per fare un’anima!<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="color: #666666;">(fonte: "<a href="http://www.lastampa.it/2012/04/15/societa/quando-spunta-l-anima-di-un-bambino-vTIj7yxuu5fasnrgH9HONJ/pagina.html" target="_blank">La Stampa</a>" - <span class="ls-articoloDataPubblicazione">15/04/2012</span>
<span class="ls-articoloOcchiello">
- Il mondo di Giacomo</span>) </span></div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-49731870330277241062013-08-12T15:16:00.001+02:002014-09-11T09:22:41.834+02:00Semplicissima felicità(di Alessandro D'Avenia)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxnKTvf482quVz1BszgIgBMHeNPXKz1t5K68KVXRgWTtkYKopTO0iAwxfMcorY-tjtggrbQxnkmDDoWkQmv0tOKLAPdodw6lKpojM7gQEo2Bylj-REptKP8uSjA-IdRv615QnDDfTwd5A/s1600/semplicissima-felicita%CC%80.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxnKTvf482quVz1BszgIgBMHeNPXKz1t5K68KVXRgWTtkYKopTO0iAwxfMcorY-tjtggrbQxnkmDDoWkQmv0tOKLAPdodw6lKpojM7gQEo2Bylj-REptKP8uSjA-IdRv615QnDDfTwd5A/s200/semplicissima-felicita%CC%80.jpg" height="200" width="148" /></a></div>
Nell’atrio della mia scuola alla fine dell’anno è apparso un albero, con il tronco e i rami di compensato e le foglie di carta multicolore. In cima all’albero è scritto: «Felicità è…». In ogni foglia è contenuta la risposta di un bambino della scuola materna.<br />
<br />
Mi sono fermato a leggere una per una quelle foglie, quasi fosse il responso nell’antro della Sibilla cumana. E ho scoperto che la felicità per i bambini non solo è semplicissima, ma è soltanto relazionale. Tutte le foglie sono dedicate ad altri: familiari e amici. Nessuno di quei bimbi è felice da solo. Le foglie sono, per la maggior parte, dedicate ai genitori, ai padri in particolare: felicità è «quando papà mi gonfia un palloncino e giochiamo insieme», «quando papà mi fa il solletico». Felicità è: padri che giocano con i figli.<br />
<br />
Mi sono reso conto che la mia felicità non era all’altezza di quella di quei bambini. La mia felicità è molto più complicata, assomiglia a un contenitore pieno di oggetti nuovi, di luoghi da vedere e di eventi futuri. È tutta coniugata al futuro e all’assente. Invece la felicità dei bambini non ha tempo e non ha spazio, anzi, meglio, ha il presente come unico tempo e la presenza come unico spazio. È relazionale, non individuale. Quanto tempo la cultura in cui sono immersi questi bambini ci metterà a cambiare il loro modo così chiaro e univoco di essere felici? C’è un antidoto per proteggere quella felicità così raggiungibile, così a portata di mano, rispetto alla felicità dettata dal consumismo?<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Il consumismo è un implacabile dispensatore di felicità, infatti è «la prima vera possibilità di liberarci della resistenza della realtà», dice Bauman. Basta trovare il negozio giusto. Oggi ogni negozio è una farmacia in cui lenire i dolori che la buona vecchia natura ci infligge con i suoi uragani, terremoti, solleoni, monsoni, umane bassezze, tradimenti e cuori spezzati. Basta scegliere il negozio giusto e rimettiamo a posto la relazione dolorosa con la realtà, scegliendo l’oggetto che salverà la nostra frustrazione, rispondendo come noi ci aspettiamo, soddisfacendo senza fallo le nostre aspettative. Siamo diventati soggetti che comprano oggetti che finalmente rispondono perfettamente. Non importa che la nostra capacità di guardare negli occhi la realtà e gli altri si sia dimezzata, perché siamo impegnati a guardare lo smartphone che risponde perfettamente all’ansia di controllo e al desiderio di trascendere se stessi. La tecnologia sostituisce egregiamente quel mondo naturale, colpevole di essere troppo indifferente ai nostri desideri.<br />
<br />
Infatti non si fa in tempo a crescerli questi figli, che già hanno in mano gli oggetti che avrebbero almeno potuto desiderare. Non gli abbiamo dato neanche il tempo, di desiderarli. La loro capacità di desiderare, atrofizzata per poco uso, anchilosata per troppa soddisfazione, non vuole più conoscere, cercare, scegliere, attendere. Non ne vale la pena. Eppure i genitori sanno bene che il bambino privato di qualcosa è costretto a mettere in atto la sua immaginazione per risolvere il dolore. Se un bambino chiede un secondo gelato e i genitori pur di non sentirne i capricci glielo comprano non solo lo viziano, ma gli tarpano le ali. Chi ha tutto non comincia mai la ricerca, perché non mette in moto l’immaginazione, la creatività, la sua relazione con il mondo a partire dalle proprie risorse interiori. Se i genitori resistono il bambino dovrà trovare altro per occupare il suo “bisogno” e lenire il dolore, magari sarà un gioco inventato sul momento: un mazzo di chiavi agitato in aria dal papà, di fronte al quale il bimbo rimane incantato. Lo porta alla bocca e così conosce qualcosa di nuovo, proprio grazie a una privazione, e inventa un gioco con quelle chiavi. I bambini che hanno tutto e hanno tutto il tempo pieno, che non si annoiano mai, sono atrofizzati nella loro creatività, riempita dall’esterno e mai sgorgante dall’interno. E lo stesso vale per i ragazzi rimpinzati di oggetti, emozioni e tempi pieni. Quelli che non si annoiano mai sono fregati: il loro processo creativo, cioè lo scavare e scovare le risorse dentro di sé e non fuori, per arginare il vuoto e il nulla, rimane soffocato. E la realtà ha e fa troppa “pena” perché valga la “pena” giocarci dentro.<br />
<br />
Eppure giorni fa in treno avevo di fronte a me una coppia di trentenni che giocavano. Lei aveva qualcosa che le pesava sul cuore e la rendeva triste e silenziosa. Lui a un tratto ha scritto qualcosa su un taccuino bianco, poi le ha passato il taccuino. Si è messa a leggere svogliatamente e ha chiuso il taccuino. Dopo un po’ qualcosa ha rotto le sue difese, ha preso la penna e ha scritto sul taccuino che ha poi passato a lui. Non si dicevano una parola. Non si guardavano neanche negli occhi, si passavano il taccuino chiuso con la penna sopra, come fosse una mano di poker tra abili giocatori. Il gioco è andato avanti per quasi un’ora. A poco a poco ho visto il volto di lei rilassarsi e cominciare a sorridere. Dopo poco ogni lettura si concludeva con una sonora risata, mentre l’altro sorrideva in attesa. Alla fine hanno cominciato a parlare e ridere. Quei due si amavano. Lui l’aveva stanata dalla sua tristezza. E lo aveva fatto con un gioco, come quelli invocati dai bambini, mettendoci la sua semplice presenza creativa: taccuino, parole scritte a penna, attesa.<br />
<br />
Mi è sembrato un rito di eros e agape. Darsi e riceversi come l’altro ha bisogno. Senza scorciatoie, piano piano, nel tempo presente e nel tempo della presenza. Non era la relazione di un soggetto con un oggetto che risponde perfettamente. Anzi, il contrario: lei non aveva voglia di esser felice. Era la relazione tra due soggetti, tra due persone, che si richiamavano alla reciproca fedeltà. Non si buttano via le persone quando non rispondono perfettamente, quando non soddisfano le nostre aspettative, non si buttano via come si fa con gli oggetti, che non richiedono fedeltà.<br />
<br />
Con gli oggetti ci sentiamo forti: interrompiamo la relazione quando vogliamo, ma in realtà questa mancanza di fedeltà, persino verso le cose, ci rende più fragili, perché la forza della vita non sta nella liquidità delle relazioni, ma nella loro profondità e faticosa grandezza. Forse per questo la moglie del ricchissimo e impegnatissimo inventore di Facebook ha fatto firmare al marito un contratto matrimoniale nel quale era pattuito che avrebbero passato 100 minuti alla settimana sotto le lenzuola. Priscilla non ha permesso al marito di giocare solo con Facebook, lo ha obbligato a ricordarsi di lei.<br />
<br />
Forse più che felicità dagli oggetti noi vogliamo attenzione e fedeltà dalle persone. Quella attenzione e fedeltà che fa felici i bambini che aspettano i loro padri per giocare, presenti nel presente. Forse potrebbero metterlo a contratto anche loro, per essere felici.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
(fonte: <a href="http://www.profduepuntozero.it/2013/06/21/semplicissima-felicita/" target="_blank">www.profduepuntozero.it</a>)</div>
<br />Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-34416055604052118502013-07-18T11:26:00.002+02:002014-01-27T10:49:08.084+01:00Che straordinario spavento la vita!<i></i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBMIqJFwhnwLuwh9A2PjpjCNHLDSaCN-j3ZxY3jLVPzhjLZUk6sgyJZ-ttmixquwYv2xrGuXr6tmd_rC2ix4pSp5e46Cgn_s63kHIZEt1pASCfHd08fTydVnxsmDqEQ4EScyezR25fDUI/s1600/Schermata+07-2456492+alle+11.25.21.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBMIqJFwhnwLuwh9A2PjpjCNHLDSaCN-j3ZxY3jLVPzhjLZUk6sgyJZ-ttmixquwYv2xrGuXr6tmd_rC2ix4pSp5e46Cgn_s63kHIZEt1pASCfHd08fTydVnxsmDqEQ4EScyezR25fDUI/s200/Schermata+07-2456492+alle+11.25.21.png" height="200" width="175" /></a></i></div>
<br />
<br />
<i>Amatissimo figlio,</i><br />
<br />
<i> la prima volta che ti abbiamo visto io e la mamma, è stato sullo schermo di un’ecografia. Io stavo di fianco al lettino dove lei era sdraiata e le accarezzavo un piede, poi sei comparso tu: un fagiolino di sette millimetri che correva all’impazzata! Il medico, a cui dobbiamo parecchio se tu sei qua, ha detto che eri quasi tutto cuore e che andavi a 160 battiti al minuto.</i><br />
<i> Ti ho immaginato già ragazzo che correvi a perdifiato, e che ti sdraiavi nell’erba a riposare e a guardare le stelle. Quante volte l’ho fatto, io, e tutte le volte ho provato la stessa pienezza e lo stesso stupore. Pienezza, perché la vita l’ho sentita soprattutto con il corpo, con le corse; da ragazzo non facevo altro che correre, e correre veloce. Correre è stata una delle gioie più intense che la vita mi ha donato: ho corso giocando a calcio, ho corso per giocare a nascondino, a bandiera, a tennis; correvo per non arrivare tardi in fabbrica, correvo gli 80 metri piani, e correvo spesso anche da solo: quando il nonno Albino, che tu non hai mai conosciuto, mi mandava di sera a comprare le sigarette, o quando tornavo da scuola. Insomma, quante corse meravigliose! Non mi piaceva correre piano, dovevo sempre correre veloce. E come filavo. Una volta ho provato la sensazione quasi di staccarmi dal terreno.</i><br />
<i> Anche andare per i boschi mi faceva provare una sensazione di pienezza, o passeggiare in montagna con la mamma, o guardare la superficie del mare, i pomeriggi d’estate, le prime gemme degli alberi a primavera. La vita l’ho sentita molto intensamente nel mio corpo, a volte fin troppo intensamente, quasi da provare dolore.</i><br />
<i> E poi lo stupore. Lo stupore di fronte allo sconvolgente mistero della vita, l’inquietudine della coscienza, il pensiero che si fa spavento quando si chiede di cosa sia fatto.</i><br />
<i> Quante corse e quanti spaventi, carissimo figlio. Forse ho sempre dovuto correre veloce per scappare dagli spaventi.</i><br />
<i> Poi un giorno, finalmente, nella mia vita è apparsa tua madre. Fin dal primo istante che l’ho vista ho avuto la sensazione di essere di fronte a qualche cosa di definitivo e di immenso: come un corridore che arriva a un punto di ristoro e, bevuta quell’acqua, decide di non ripartire, della gara non gli importa più nulla, il suo affannarsi è terminato.</i><br />
<i> Sei arrivato in un anno straordinario. Intanto hai aspettato che mamma e papà compissero 90 anni in due per farti vivo, e poi hai scelto un anno eccezionale, perché l’Italia è diventata campione del mondo e l’Inter ha vinto lo scudetto (assegnato d’ufficio). È stato anche l’anno che Rossella è ritornata in cielo. Era una carissima amica, e poco prima che se ne andasse, la mamma le ha confidato il segreto, che tu stavi correndo all’impazzata dentro la sua pancia da pochissimi mesi.</i><br />
<i> Quell’anno se ne è andato anche Ezio. Sono sicuro che sarebbe diventato un mio amico. E anche lo zio Giannino se ne è andato.</i><br />
<i> Ma le persone non se ne vanno mai completamente: quando l’ostetrica, dopo pochi minuti che eri al mondo, ti ha mostrato a me, eri tutto lo zio Giannino; e quando mi guardi serio, sento la presenza di Ezio; e quando ridi, nell’aria si sparge l’allegria di Rossella; e quando ti schiarisci la voce, il nonno Albino è di nuovo qui con noi e con te.</i><br />
<br />
<i> Il giorno che sei nato, l’ostetrica è uscita dalla sala parto con te avvolto in un panno azzurro. Io non sapevo cosa fare e ti guardavo come si guarda una cosa inaspettata, poi lei ha iniziato a darmi degli ordini: «Mi segua» ha detto, e ti ha portato in una saletta per lavarti. «Faccia il filmino…», ma quale filmino, pensavo. «Presto, faccia il filmino, non siamo mica in un film che posso ripetere il bagnetto…» Io me ne stavo lì e la guardavo angosciato. «Ma non ha la macchina fotografica?» Mi vergognavo a dire che l’avevo lasciata in camera e che non pensavo che si potessero fare dei filmini in quelle circostanze particolari: «L’ho lasciata sul comodino…». «Corra subito a prenderla, non può non avere il filmino di quando è nato il suo bimbo. Cristo, che imbranato… Corra!»</i><br />
<i> Figlio mio, tu non hai un filmino di quando sei nato, hai due foto sfuocate, perché dall’emozione e dalla paura di farti prendere una bronchite non riuscivo a commutare la macchina fotografica sulla funzione «movie».</i><br />
<br />
<i> Poi è successo che tutte le volte che mi guardi, io mi sento interpellato dai tuoi occhi. Tu mi guardi con totale disponibilità, con innocente e vorace curiosità, ma soprattutto mi sembra che il tuo sguardo, che si posa per la prima volta sulla vita, chieda di essere rassicurato: è come se tu mi chiedessi se la vita sia una cosa buona, se nasconde qualche tranello, se c’è da fidarsi di lei.</i><br />
<i> Per adesso me la cavo con una carezza, un abbraccio, un sorriso. Ma quando potrai parlare, quando farai domande, quando mi chiederai che senso ha tutto ciò, non vorrei farmi trovare impreparato.</i><br />
<i> Vorrei poterti tranquillizzare, perché conosco l’insidia di quelle domande, la paura e l’angoscia che possono portare.</i><br />
<i> E allora mi preparo, mi alleno: passo in rassegna ciò che mi è capitato, nella speranza di poterti dire che sei finito dentro a un gioco meraviglioso, complicato sì, misterioso anche, ma sensato e niente affatto malevolo.</i><br />
<i> Questo è ciò che spero, o meglio, ciò che vorrei che fosse.</i><br />
<i> Se sia veramente così, lo scoprirà il tuo cuore.</i><br />
<i> Che straordinario spavento la vita!</i><br />
<br />
<i> Papà</i><br />
<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
Tratto da "<b>Alto come un vaso di geranei</b>" - di Giacomo Poretti</div>
<br />
<i> </i>Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-60138752120586703622013-06-27T00:55:00.001+02:002014-09-11T09:23:27.592+02:00La santità a portata di mano<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO-3mO_I7wxfbPDwbo2bPvoK7QAghCo1VL3gLyxqdaPBRTaZl4feJUbgTT7ypiIaOJBkaiI7ZarL5dCNP1HkXgU-hxV6UUbAxKLqdyW7HCfLgxZ1gdWH5LRg4bXK0hpczVYngSsddKZf8/s1600/chiara-corbella-violin.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO-3mO_I7wxfbPDwbo2bPvoK7QAghCo1VL3gLyxqdaPBRTaZl4feJUbgTT7ypiIaOJBkaiI7ZarL5dCNP1HkXgU-hxV6UUbAxKLqdyW7HCfLgxZ1gdWH5LRg4bXK0hpczVYngSsddKZf8/s1600/chiara-corbella-violin.jpg" height="320" width="212" /></a>Vorrei condividere con voi la bellezza respirata giovedì 13 giugno al Santuario del Divino Amore, dove si è celebrata una messa nel giorno del primo anniversario della morte di Chiara Corbella. Il funerale di un anno fa mi toccò nell'intimo, perché sentire presente l'amore di Dio nel profondo del proprio essere ed attorno a te, in un momento così doloroso, è qualcosa che va oltre le logiche umane. Sentire che le proprie lacrime non sono provocate dalla tristezza ma dal desiderio grande di seguire il Signore, è una consolazione enorme. Quando la morte è un salto verso la vita eterna e verso un Padre buono, allora già sembra anche a te di mettere un piede in Paradiso!<br />
E anche la celebrazione di quest'anno è venuta a confermare quanto vissuto allora.<br />
Sì, la santità è a portata di mano!<br />
Alla fine della messa, Enrico (marito di Chiara), Fra' Vito (il frate che li ha seguiti sin dal fidanzamento) e altri amici e parenti di Chiara ci hanno regalato le loro esperienze.<br />
Una cosa che mi ha colpito in modo particolare è il fatto che Chiara riteneva che il periodo più brutto della sua vita non fosse stata quello della sua malattia e neanche quello della morte dei suoi figli, ma il periodo in cui - prima del matrimonio - non capiva quale fosse la volontà di Dio nella sua vita. La crisi con Enrico, i litigi, il non sapere se tagliare completamente con lui o se invece chiamarlo. Questo l'aveva fatta soffrire più dei dolori successivi, ai nostri occhi ben più grandi. Con la conferma avuta nel matrimonio che la sua vita era con Enrico, Chiara aveva risolto il problema maggiore. Se sei nella volontà di Dio, tutto è possibile, tutto si può fare, i passi che il Signore ti chiede di fare sono su un terreno solido e non scivoloso, sono passi fatti nella certezza che ti porteranno a Lui. Così la santità per Chiara non è stata un metà raggiunta grazie a doti eccezionali che precluderebbero questa possibilità a tutti noi. No, la santità è qualcosa che Chiara ha raggiunto attraverso quelli che lei chiamava "piccoli passi possibili" (lo aveva imparato dai frati francescani).<br />
<a name='more'></a><br />
Un passo alla volta. Decidere di accompagnare la prima figlia malata. Accoglierla nella nascita e nella sua breve vita. Accogliere il secondogenito, anche se gli era stata prospettata una vita di grave disabilità. Chiara affrontò anche la propria malattia attraverso piccoli passi possibili, cercando ovviamente di curarsi ma mettendo al primo posto l'amore per suo figlio.<br />
Ciò che ha reso davvero diversa Chiara è stato il suo smisurato amore per Gesù e l'intima amicizia con Maria. Due persone che potremmo definire "speciali", due persone in grado di donarle consolazione e anche allegria. In fondo tutto era nato da quel sì con Enrico, da una chiamata di Gesù a seguirlo in questa strada bellissima che è il matrimonio cristiano.<br />
Ed è questo il messaggio prezioso che oggi è per tutti noi: chiunque abbia dato il proprio sì a Cristo, nel matrimonio, nella vocazione presbiterale o in altra forma, ha già la santità a portata di mano! E' vero! Già abbiamo iniziato a camminare nel sentiero della Sua volontà e possiamo essere certi che la strada non può che portarci tra le braccia amorose del Padre celeste. Per non sbagliare strada, ecco la ricetta di Chiara, seguire passo dopo passo gli eventi che Dio ci mette innanzi, come indicazioni stradali verso il cielo. Piccoli Passi Possibili. Quale piccolo passo devi compiere oggi? Forse portare i figli al mare e amarli nei loro piccoli problemi di oggi, forse come per Enrico affrontare l'assenza della persona amata. Forse è un passo facile, o forse più difficile. Sarai comunque felice se la direzione è quella giusta. Fra' Vito diceva: "non abbiamo visto morire una donna serena, ma una donna felice".<br />
<br />
Per chi è interessato, inserisco il link di Radio Vaticana dove è stata pubblicata un'intervista a Enrico in occasione di questo primo anniversario: <a href="http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/14/un_anno_fa_la_morte_di_chiara_corbella,_in_migliaia_al_santuario_de/it1-701480" target="_blank">Intervista a Enrico</a><br />
<br />Giacomo Moxhttp://www.blogger.com/profile/10583281293691267705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4058504548462736481.post-51289968815403358172013-06-13T10:15:00.001+02:002014-09-11T09:24:26.259+02:00Alla bellezza di un figlio non c’é progetto che resisteDedico questo post alla mia mogliettina...Non me ne vogliano gli altri autori di questo blog ;-)<br />
E' una lettera di una mamma ad un altra mamma tratta da un altro bellissimo blog: <a href="http://5p2p.it/" target="_blank">5pani 2pesci</a> (in fondo i riferimenti precisi)<br />
<br />
<i><b>Mamme scandalo 2013</b></i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8NkyMib0rJ_1diD1eDfXfywyQ-OOT8IQQzY-N3pnw0ojbBkWuX73n9v5ZyoPB0efaSR4_nD1BJC1GOEif0Kf_lJXfyZptC1szILpfy1PRYaKzRaR8n942O-8O4jLLY_SALh4EqNCjTA4/s1600/trefigli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8NkyMib0rJ_1diD1eDfXfywyQ-OOT8IQQzY-N3pnw0ojbBkWuX73n9v5ZyoPB0efaSR4_nD1BJC1GOEif0Kf_lJXfyZptC1szILpfy1PRYaKzRaR8n942O-8O4jLLY_SALh4EqNCjTA4/s200/trefigli.jpg" height="132" width="200" /></a></div>
<br />
Cara Francesca,<br />
é ormai notte, ma sono molti giorni che vorrei scriverti e non trovo
mai un attimo. Siamo tornati dalle vacanze lunedì. Siamo stati
benissimo. Pensa, siamo riusciti a giocare a ping pong sulla spiaggia e,
addirittura, a farci un super aperitivo nonostante le tre pesti a
carico. Comunque al mare c’eravamo solo noi e i tedeschi, ormai ci siamo
tedeschizzati, come dici sempre tu ;-)<br />
Ti ho pensata un sacco. Qui da noi a Friburgo é normale avere tre
figli, ma mi rendo conto che a Roma siete un eccezione. In quei pochi
giorni al mare mi hanno fermato per strada diverse volte commentando il
numero dei figli: “Ma non mi dica che sono tutti suoi?…e ma adesso basta
però perché per tirarli su non é facile!”. Addirittura al <i>summercato</i>
(come dice Maria) hanno commentato e non ti dico la panettiera che
stava per svenire sulla focaccia genovese quando oltre al passeggino con
Samuelino, si avvicinano Chiara e Maria che con voce alta dicevano:
“Mamma! mamma! compriamo pure la pizza! E il pesto!”. Capisco che per te
a Roma non dev’essere da meno con una monella a destra, un monellino a
sinistra e uno nella pancia.<br />
Ho passato molti anni a sentirmi meno, quasi umiliata dalle battute e
dagli sguardi della gente; quasi fossi in torto di qualcosa per aver
scelto la gioia prima di tutto.<br />
<a name='more'></a> Lo capisco bene che parlare di famiglia
oggi é davvero essere alternativi, figuriamoci se poi fai davvero sul
serio, se te ne prendi cura e investi tutte le tue risorse lí. Giá me lo
immagino il tuo capo che, senza neanche guardarti negli occhi, con il
capo chino sui suoi progetti ti fa la classica battutina tagliente (e io
aggiungo pure vuota) fra capo-e-collo con nel mezzo il senso di colpa
della responsabilità di quel progetto che stavi facendo. Non penso che
lui non abbia ragione e capisco anche che in fondo, sebbene sei felice
della vita che é in te, ti lasci un po’ prendere da quel senso di colpa
sottile sottile che si insinua nei discorsi fra te e Luca. Guarda, non
ne vale proprio la pena! Alla bellezza di un figlio non c’é progetto che
resiste. E poi, capisco i vostri grandi progetti, le ristrutturazioni, e
tutto il resto, bellissimo e fantastico, ma non state salvando il
mondo, quindi per un annetto di pausa non muore nessuno.<br />
Sono sincera. A volte me lo chiedo. Soprattutto in giorni come oggi
in cui mi hanno spostato un esame, ho litigato con Francesco per un
biglietto aereo, ho la casa che é un disastro (se entri in bagno e non
hai l’antitetanica te la rischi!), non sapevo dove trovare il tempo per
studiare e Chiara ha vomitato quattro volte. Ma a noi di diventare mogli
e madri chi ce la fa fare? Ma chi ce la fa fare di cambiare pannolini a
cicli ininterrotti, di stendere lavatrici dai calzini microscopici, di
fare le tassinare fra asilo-danza-amichetta? Per non parlare di
preparare la cena mentre imbocchi uno e metti il pigiamino all’altro con
tuo marito che la prima frase che dice quando torna a casa é: “Io sono
stanco! Non faccio niente stasera. É pronta la cena?”.<br />
Io una risposta ce l’avrei. O il mondo é pieno di scemi o forse la
risposta non ce l’ho solo io. La risposta é sempre una ed é sempre la
stessa e, come diceva Quelo, “é dentro di te”. La risposta é la gioia.
La risposta é la bellezza. La risposta é Gesù Cristo. Perché se non ti
spendi per qualcosa per cui valga la pena, che campi a fa? Se non dai la
tua vita per qualcun altro, che campi a fa? Allora noi che siamo
sposate, se pensiamo alla carriera, alla casa figa, alle vacanze nei
posti fighi e poi per fare tutto questo ci dimentichiamo dei quei cinque
minuti col maritino in cui ci guardiamo negli occhi, di quei momenti in
cui guardiamo per la milionesima volta Cenerentola accucciolati sul
divano addosso alla mamma, ma che campamo a fa pure noi? Guarda,
soprattutto oggi, sono davvero distrutta, ma in fondo mi sento davvero
piena. So già che mi bocceranno all’esame di statistica per aver
costruito facce di Hello Kitty (che odio profondamente!) con le perline,
ma lí era il mio posto oggi.<br />
Comunque siete grandi! Ci vuole coraggio nella vostra situazione di
precari a tempo indeterminato a mettere al mondo il terzo cucciolo. E
bravi!<br />
Fra qualche giorno scendo a Roma per gli esami e ti chiamo, magari ci facciamo una seratina delle nostre.<br />
ti mando un sorriso e un abbraccio Ale<br />
<br />
P.S. C’é stato però uno che mi ha incoraggiata: un pakistano sulla
cinquantina che vendeva collanine sulla spiaggia. Era sposato con una
cinese e aveva quattro figli sparsi per il mondo. Io gli raccontavo che
ci piace avere una famiglia grande, ma che soldi non ce sono tanti,
anzi, che fra un anno siamo senza lavoro; ma lui, con un fare saggio e
risoluto: “Tu fare bambino, Dio dare a te lavoro! Dio non lasciare te in
difficoltà. Dio guarda che tu hai fatto bambino. Tu fai e poi vedi!”<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
Alessandra</div>
<div style="text-align: right;">
<i><span style="color: #666666;">(tratto da <a href="http://5p2p.it/2013/06/01/mamme-scandalo-2013.html" target="_blank">5pani 2pesci - avventure di provvidenza quotidiana</a>) </span></i></div>
<b><br /></b>
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</div>
Luca Salvihttp://www.blogger.com/profile/02852341082174668045noreply@blogger.com1